Ranieri lo protegge, i tifosi lo sostengono. Ma Lorenzo Pellegrini è al bivio: continuare a Roma o lasciare la capitale? Su di lui Inter e Napoli.
Da quando è arrivato Ranieri sulla panchina della Roma, il numero 7 ha collezionato solo 118 minuti in campionato: solo 1 volta titolare, 3 volte in panchina, 2 volte subentrato. L'ultima volta a San Siro, dove si è ritrovato protagonista di un'azione che sarebbe stata indimenticabile ma che adesso non sarà dimenticata per altri motivi: il gol mangiato, davanti a Maignan, dopo l'assist di Dybala. Gol mangiato, occasione persa, vittoria rimandata. Anche in quel caso Lorenzo Pellegrini è entrato in campo spaesato, perso, distratto. Senza quel carattere che si chiede non solo al capitano, ma anche a qualsiasi altro giocatore. Senza idee, senza voglia, con una paura e una tensione che lo hanno portato a sbagliare qualsiasi cosa, anche quelle più facili. "Sento un forte feeling con lui. Non gioca per una questione psicologica - ha continuato Ranieri - Si porta dei macigni dietro e non è facile giocare così. Se sbaglia il beniamino del pubblico non succede niente, ma se fa mezzo errore lui viene subito caricato di negatività e responsabilità. Quando sarà sereno lo metterò in campo".
"Tecnicamente è uno dei migliori centrocampisti in Europa. Chi ce li ha dovrebbe tenerseli stretti". A parlare è ancora Ranieri, con parole che sembrano allontanare qualsiasi trattativa, qualsiasi pensiero di separazione. Eppure qualcosa sta ronzando nella testa del classe 1996. Forse è questo il momento di lasciare, di cambiare pagina, di ripartire altrove, di rilanciarsi. Dove? Più lontano possibile sarebbe l'ideale, magari la Premier League, ma le offerte scarseggiano. Poche speranze anche per la Turchia, con il Galatasaray che aveva sondato il terreno ma senza trovarlo fertile. Più fattibili allora le piste italiane. Lo vogliono Napoli e Inter, dove troverebbe degli estimatori come Antonio Conte e Simone Inzaghi. E guarda caso all'ombra del Vesuvio e alla Pinetina ci sarebbero due giocatori perfetti per le manovre di calciomercato della Roma: da un lato Giacomo Raspadori, dall'altro quel Davide Frattesi che scalpita, vuole giocare e tornerebbe volentieri nella capitale. Il problema? Le valutazioni dei due club: il Napoli non ha intenzione di privarsi dell'attaccante, mentre l'Inter chiede almeno 30 milioni per il centrocampista.
Numeri, calcoli, possibilità. Scenari tutti da scrivere, ancora. Quello che non deve essere scritto, e confermato, è invece il DNA di Pellegrini. Romano, romanista, talmente romanista da sentirsi responsabile, da soffrire. Come i tifosi. "E' un ragazzo meraviglioso, un professionista esemplare. Ma è un romano atipico, non esterna le emozioni, in questo siamo simili". Ancora Ranieri, ancora lui a fare da scudo al suo capitano. Un capitano che nell'ottobre 2021 era difeso così anche da Mourinho: "Pellegrini può fare tutto, se ne avessimo tre giocherebbero tutti nella stessa squadra". A dire la verità a difendere Pellegrini non sono solo i suoi allenatori, c'è anche la Sud. Aprile 2023, striscione in curva: "Nel bene e nel male il capitano rimane tale". Gennaio 2025, allenamento a porte aperte al Tre Fontane: applausi e cori al suo ingresso in campo.
Il sostegno non è mai mancato. La fiducia degli allenatori e dei compagni di squadra anche. Adesso però è il momento delle risposte. Definitive, vere. Sul campo e fuori. Per capire se è meglio lasciarsi adesso oppure continuare insieme.
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