Una storia di calcio e di contestazioni, ma anche di informazione, stampa e potere.
Negli ultimi due mesi, il Torino ha vinto solo 1 volta in 8 giornate. 1 a 0 contro l'Empoli, due pareggi contro Genoa e Monza, poi solo sconfitte. Dopo un buon avvio di stagione la squadra di Vanoli è scivolata in 12esima posizione, a soli 5 punti dalla zona retrocessione. La contestazione, che dura ormai da mesi se non addirittura anni, è esplosa ancora più forte.
Eppure non si trova traccia di tutto questo sui principali quotidiani e siti di informazione, sportiva e non, italiani. I due maggiori giornali, ad esempio, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, evitano puntualmente non solo le contestazioni ma anche qualsiasi riferimento al periodo di crisi della squadra granata. Il motivo, in fondo, è presto detto: la RCS MediaGroup, la società editrice di Gazzetta e Corriere, è controllata proprio da Urbano Cairo. Imprenditore piemontese formatosi alla Fininvest di Silvio Berlusconi e proprietario del Torino dal 2005, il patron granata ha fondato nel 1995 la Cairo Communication che gestisce, tra le altre, anche La7, una casa editrice e diversi periodici e riviste. Il patrimonio netto del gruppo è stimato in circa 93 milioni di euro.
"L'editore piemontese usa da tempo le sue testate come casse di risonanza per la propria attività da dirigente sportivo, rilasciando spesso delle interviste esclusive (l'ultima è uscita il 14 dicembre sul Corriere, in cui spiega le sue ragioni per non vendere il club granata) - si legge su Pallonate in faccia - Sebbene non sia il primo né l'unico proprietario di un club che controlla anche dei mezzi di comunicazione, nessuno era mai stato così sfacciato prima d'ora".
Secondo l'analisi de Il Post, tra i pochi a scrivere dell'argomento, le accuse mosse a Cairo sono quelle di "non essere riuscito a migliorare la dimensione e lo status della squadra, che ha finito per giocare spesso campionati anonimi e dimenticabili". Ci si accontenta della mediocrità, secondo i tifosi, del tirare avanti, senza una progettualità a lungo termine e sacrificando, puntualmente, i migliori prodotti del vivaio e della rosa. La scorsa estate sull'altare della plusvalenza sono stati sacrificati Alessandro Buongiorno, ceduto al Napoli per 35 milioni di euro, e Raoul Bellanova, passato all'Atalanta per 20 milioni. La sessione si è conclusa con un positivo di 32 milioni di euro (anche se, per completezza, quella della stagione 2023 2024 segnava -28 milioni e la 2022-2023 +26,84 milioni secondo il sito Transfermarkt).
A far riflettere, però, è l'utilizzo personalistico e orientato di due tra i principali organi di stampa italiani (il Corriere della Sera, secondo i dati di Accertamenti Diffusione Stampa, è il primo quotidiano italiano con una tiratura media di 203.860 copie nel 2023, seconda la Gazzetta dello Sport, che nell'edizione del lunedì stampa in media 139.408 copie). Controllare l'informazione per fare tacere, per distogliere l'attenzione, per spostare lo sguardo. Una storia risentita, in fondo. Una storia che non è meno grave solo perché parla di calcio e di tifosi. Anzi, tutt'altro.
Commenti (0)