Dopo tante polemiche sui diritti civili, Francia-Marocco e Argentina-Croazia si sfideranno per la vittoria finale in Qatar. Quale sarà la storia migliore dei mondiali?
Sembrava essere il mondiale delle proteste, dei diritti di fronte agli ascolti TV, del Brasile di Tite e dell'ultimo ballo di Messi e Ronaldo. La realtà, però, si mostra spesso molto diversa dalle aspettative: e allora via di giudizi lapidari, di "ve l'avevo detto" e grandi conclusioni. Perché il mondiale è il più grande evento del calcio, e tutto si concentra in quelle poche settimane: sport, società, economia; poi di nuovo tutti a tifare per i propri beniamini.
Tra una magia del Marocco e un cambio sbagliato del CT Santos, dove sono finiti i diritti civili? E dire che il mondiale era iniziato con una gran voglia di prendere posizione: i giocatori dell'Iran che, pur consapevoli dei rischi, non cantavano l'inno nella partita d'esordio; l'immagine della Germania, con la bocca coperta in protesta contro la FIFA, che avrebbe punito la fascia arcobaleno di Neuer; la gara tra Serbia e Svizzera, così carica di storia e nazionalismo per essere considerata solo una partita.
In Italia, addirittura, c'era chi avrebbe giurato di boicottare un mondiale tanto discusso (un po' tardi), assegnato in circostanze misteriose a uno Stato che non rispetta i principi democratici ed egualitari; giocato d'inverno, dentro stadi costruiti ad hoc con sprezzo dei diritti dei lavoratori, destinati a essere smontati nell'immediato o a restare come cattedrali nel deserto.
C'era abbastanza carne al fuoco per provare a imitare grandi gesti del passato, dai pugni di Smith e Carlos alla maglia rossa di Bertolucci e Panatta. Passate le prime due giornate della fase a gironi, che ne è stato dell'indignazione della vigilia? Le interviste infuocate o i gesti eclatanti sono terminati presto, eccezion fatta per i giocatori che ancora si inginocchiano in sostegno al movimento black lives matter (già, quello per cui gli italiani non si volevano esporre per primi a Euro2020). Davvero non si poteva rischiare nemmeno un giallo per indossare una fascia arcobaleno?
Il dilemma, irrisolvibile, è sempre lo stesso: si può pretendere che ragazzi di 20 o 30 anni si facciano portatori consapevoli di battaglie per il progresso civile? In un mondo ideale, vorremmo avessero tutti la fermezza mostrata da Lebron James contro il razzismo. Consci che quello del pallone non sia il mondo ideale, sarebbe stata sufficiente un po' più di consapevolezza da parte di allenatori e dirigenti, delle federazioni, per non parlare di chi il calcio lo governa. Perché il calcio non sarà mai politica, ma è un fenomeno sociale persino più grande.
Cartoline dal Mondiale: Hakan Sukur, emissioni e le figurine di Panenka - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Messi che trascina l'Argentina, Francia e Inghilterra che si scontreranno ai quarti, le risse nello spogliatoio del Belgio. Le notizie che arrivano dal Mondiale le conoscete. Ma questa edizione passerà alla storia soprattutto per quello che succede prima e dopo le partite, dentro e fuori al campo. Per questo abbiamo scelto tre notizie diverse, che forse vi siete persi, per commentare e capire meglio il torneo più discusso dello sport che amiamo di più.
Il dilemma degli ascolti
Tante parole sono state sprecate, in terra nostrana, a proposito dei diritti TV: un mondiale in inverno, senza l'Italia, sarebbe stato un buon affare per chi ne detiene i diritti televisivi? Dalla Rai, emittente della rassegna, giurano di sì: nel suo profilo twitter, l'inviato Antinelli ha parlato di più di 9 milioni di spettatori per Inghilterra-Francia, pari al 45% di share: numeri da Nazionale italiana. «Non era scontato», dice.
Per la verità, per un big match del genere al sabato sera non era difficile aspettarsi niente di diverso: perché Mbappè e Kane attirano di più del film per bambini, Ça va sans dire. Non a caso, un'analisi puntuale del «Sole 24ore» ha evidenziato un indubbio incremento degli ascolti per i palinsesti di Viale Mazzini, peraltro destinato a crescere ancora con le ultime tre gare del torneo. Nel confronto con il mondiale del 2018, tuttavia, si registrano percentuali inferiori di circa il 20%: altri periodi dell'anno, altro pubblico di riferimento, altri palinsesti.
Anche in questo caso, le analisi puntuali le lasciamo agli esperti. Non è questo il luogo per fare confronti o stabilire se l'investimento della Rai abbia portato i suoi frutti. Resta l'impressione che non ci sia stato il boom, vero, ma nemmeno il flop che in molti annunciavano: perché un mondiale senza l'Italia sarà meno interessante, ma la voglia di calcio degli italiani non si ferma né ai colori azzurri, né alla (giusta) indignazione contro il Qatar.
9mln e 600mila spettatori per #InghilterraFrancia pari al 45% di share.
— Alessandro Antinelli (@AleAntinelli) December 11, 2022
Per il secondo tempo di #MaroccoPortogallo 7mln e 700mila pari al 50 di share.
Non era scontato.
Di nuovo grazie a tutti 🙏 .@RaiUno @RaiPlay @RaiSport
Tra sorprese e conferme, quattro belle storie
Doveva essere il mondiale dal risultato scontato: Brasile vincitore, o in alternativa il duello finale tra Messi e CR7; a un gradino più in basso, l'ultima occasione per il Belgio o i giovani rampanti inglesi e spagnoli. Il bello dei pronostici è che ognuno ha la sua verità, perché tanto poi è il campo che parla.
E invece dentro certe competizioni, soprattutto nel calcio, non conta per forza la tecnica, ma la coesione del gruppo, l'organizzazione tattica o la forma fisica, talvolta anche il caso. L'esempio dell'Italia agli ultimi Europei non è molto lontano: grande prova del gruppo, ma non si può dire che con Austria e Spagna avesse meritato.
Molte erano state le storie emerse dalla fase a gironi: la resiliente e un po' fortunata Costa Rica, la cultura di giapponesi e coreani, la delusione di una Germania talentuosa ma senza identità (e senza punte). Sembrava certo il momento buono della Spagna di Luis Enrique, forse la squadra che aveva convinto di più insieme ai verdeoro. Aveva stupito il Portogallo dei fenomeni: mentre i tifosi chiedevano a gran voce la panchina del capitano Ronaldo, gente come Jota e Leao facevano persino fatica a trovare spazio. Se non c'è stato il quarto di finale tutto in salsa iberica, è perché uno scomodo e spesso bistrattato vicino di casa ha deciso di invertire la direzione tra Nord e Sud del mondo, tra centro e periferia, tra Europa e Africa.
Non c'è dubbio, infatti, che la favola del Marocco sia la storia più bella di Qatar2022. Una squadra fatta di poche stelle (Hakimi e Ziyech) e molti eroi quasi sconosciuti (Amrabat e Bonu, tra i migliori del torneo), che grazie a una grande organizzazione di gioco e all'entusiasmo della sua gente è arrivata in alto, dove mai nessuna africana era mai arrivata: non il Ghana, l'Egitto o il Senegal; non Eto'o, Drogba, Boateng o Salah. È probabile che la corsa degli uomini di Regragui finirà in semifinale, ma attenzione a non esagerare con le scommesse, di nuovo.
Se la corsa dei maghrebini sarà interrotta sul più bello, sarà perché i vecchi colonizzatori avranno fatto il loro dovere. No, non si parla di storia (del colonialismo avremmo fatto volentieri a meno): è che la Francia appare la favorita per riuscire a eguagliare il record del back-to-back, riuscito solo all'Italia degli anni Trenta e al Brasile di Pelè. Anche grazie alla sua storia e al presente fatto di molte culture, il movimento francese è senza dubbio il migliore al mondo: per assorbire senza grandi patemi le assenze di Kante, Pogba, Nkunku, il pallone d'oro Benzema, Lucas Hernandez bisogna essere incredibilmente forti. E così, dopo esser uscito malamente all'ultimo europeo, Deschamps ha ritrovato la gamba di giocatori un po' spariti dai radar, come Upamecano, Dembelè e il tuttocampista Griezmann; ha scoperto giovani prodigi come Tchouameni; sfruttato l'ottimo momento di Rabiot e l'anno perfetto del bomber Giroud. Un gruppo completo e pieno di talento, guidati da quel fenomeno di Mbappè che a 24 anni potrebbe già aver vinto due titoli iridati. Uscire indenni dalla sfida con l'Inghilterra, per quanto a fatica, non era certo impresa da seconde linee.
Il giovane con i numeri di Pelè contro l'erede di Maradona? Se il calcio fosse scienza esatta, la finale dovrebbe essere Francia contro Argentina. Perché l'altra semifinalista, la Croazia, non era affatto considerata una contender: e invece i finalisti della scorsa edizione, invecchiati e in fase calante, sono ancora lì tra i migliori: nonostante un calcio non propositivo; nonostante non ci siano più le grandi punte come Mandzukic; nonostante l'età che avanza. Eppure, se si cerca alla voce esperienza, si troverà sicuramente la Croazia di Modric, Perisic, Brozovic.
Il vento del cambiamento - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Dopo aver imbrigliato il Brasile, così, gli uomini di Dalic vogliono ripetere l'impresa con i cugini dell'albiceleste, in una partita che non si preannuncia spettacolare ma estremamente intensa. Riuscirà Messi a scardinare anche il muro difensivo Livakovic-Lovren-Gvardiol? Dopo l'accesissima sfida con l'Olanda, abbiamo riscoperto un diez con la faccia cattiva (iconica l'esultanza alla Riquelme di fronte a Van Gaal) in campo e fuori; un faro in una squadra piena di talento che non riesce quasi mai a brillare nelle trame di gioco. Chissà che, all'ultima occasione, non riesca finalmente a liberarsi del peso enorme che ha sempre portato sulla maglia, in quel paragone con Maradona sempre fuori luogo ma sempre presente. Potrebbe essere davvero the last dance: sempre che non si finisca ai rigori.
Francia, Marocco, Argentina, Croazia. Quattro squadre che meriterebbero di completare l'opera e alzare la coppa. Quattro storie, tutte diverse tra loro, che meritano di essere raccontate. Solo una sarà riportata nell'albo d'oro, come se arrivare tra le prime quattro del mondo non fosse già un merito. In altri sport, arrivare così in alto viene considerato di per sé un orgoglio, il coronamento di un progetto quadriennale.
Sarà che noi italiani avremmo pagato per arrivare almeno ai gironi. Sarà che nel calcio si ricordano solo i vincenti. Sarà che, dopo tante parole spese alla vigilia, anche i mondiali in Qatar hanno sovvertito tutti i pronostici. Non c'è una legge, ma tante variabili in gioco: a parlare sarà solo il campo, ma poi non si dica che era tutto già scritto.
Francia-Marocco e Croazia-Argentina: vinca il migliore, ma complimenti a tutte.
Andrea Sciretti
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