Jakub Jankto è tornato a giocare in Italia, precisamente a Cagliari. Sarà il primo calciatore dichiaratamente omosessuale a giocare in Serie A. A che punto è il nostro paese?
Una foto in bianco e nero, scattata a due passi dal porto, in Via Roma. Un cappellino tirato sugli occhi, a nascondere il volto. Una cartellina con una doppia J a lasciare poco spazio all'immaginazione. Il Cagliari ha deciso di annunciare così l'acquisto di Jakub Jankto, centrocampista classe 1996 ex Sparta Praga e Getafe. È un ritorno in Italia, per il centrocampista ceco, e proprio in Sardegna troverà di nuovo l'artefice della sua esplosione, con la maglia della Sampdoria. Quel Claudio Ranieri che lo ha già accolto con grande entusiasmo: "È forte, corre come un matto, fa assist, goal. Questo mi aspetto da lui".
Un'accoglienza del tutto diversa è invece quella che gli ha destinato Andrea Abodi, Ministro dello Sport del Governo Meloni, che intervenendo a Radio24 ha dichiarato: "Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali. Se devo essere altrettanto sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono". Poi le precisazioni, o perlomeno un goffo tentativo, su Twitter: "Il rispetto è un valore non equivocabile, da garantire. Poi, posso non condividere alcune espressioni del Pride?".
Scelta, ostentazioni, Pride. Il numero uno dello sport italiano ha salutato così il ritorno in Italia di quello che sarà il primo calciatore apertamente omosessuale della Serie A. "Sono Jakub Jankto. Come tutti gli altri, ho i miei punti di forza. Ho i miei punti deboli. Ho una famiglia. Ho i miei amici. Ho un lavoro che svolgo al meglio da anni, con serietà, professionalità e passione. Come tutti gli altri, voglio anche vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizio. Senza violenza. Ma con amore. Sono omosessuale e non voglio più nascondermi". Le parole arrivano da un video che il calciatore ha caricato sul suo profilo Instagram. "Ho fatto coming out prima per me stesso e poi per aiutare gli altri – ha raccontato - Io sicuramente non farò i nomi però ci sono altri calciatori gay. C'erano, ci sono e ci saranno. È così. Mi sono arrivati messaggi. Io non pretendo che adesso facciano coming out anche loro, però forse il mio esempio li può aiutare, magari nel futuro penseranno "lo posso fare anch'io"".
Non è di questo parere Philipp Lahm, bandiera del calcio tedesco, capitano della Germania campione del mondo nel 2014. Come ha ricordato Angelo Carotenuto nella puntata del suo podcast "Rimbalzi", l'ex difensore del Bayern Monaco nel suo libro affronta il tema del coming out nel mondo del calcio, suggerendo ai suoi colleghi di "non parlare mai di questo tema con i propri compagni di squadra", perché, spiega, "dovrebbe mettere in conto che in molti stadi verrebbe fatto oggetto di insulti, offese e frasi diffamatorie: chi lo sopporterebbe e quanto a lungo?" per poi concludere "Mi sembra che attualmente nella Bundesliga ci siano poche chance di osare con successo un passo simile e uscirne senza danni personali".
Se questa è la situazione in Germania, in Italia non è di certo diversa. Prendiamo alcune dichiarazioni, come esempio. E partiamo da quelle di Luciano Moggi, ex Direttore Generale della Juventus, che nel 2008 ha raccontato: "Non so se i calciatori sono contrari ai gay in squadra, io sicuramente lo sono. Posso tranquillamente affermare che, nelle società dove sono stato, non ne ho mai avuti, mai. Non avrei mai voluto un giocatore omosessuale. E anche oggi non lo prenderei. Supposto che dovessi sbagliare e ne scoprissi uno, farebbe prima ad andare che a venire". Un anno dopo, nel 2009, è il CT della Nazionale Marcello Lippi a parlare di omosessualità nel calcio. Lo fa ai microfoni del giornalista Klaus Davi, per il programma "KlausCondicio": "Onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant'anni non ne ho mai conosciuti, né nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo e in tante squadre me ne ha mai raccontato. Penso, piuttosto, che ci possa essere qualcuno che abbia qualche tendenza, ma che non vada in giro a fare proposte o a mettere i manifesti. Non escluderei un gay, come un nero, dalla Nazionale. Penso, tuttavia, che sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturale".
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È sempre dalla nazionale, precisamente dal ritiro azzurro di Cracovia per gli Europei 2012, che arrivano le dichiarazioni di Antonio Cassano. L'attaccante barese commenta le dichiarazioni di Alessandro Cecchi Paone, che nel suo libro sostiene che in squadra ci siano calciatori omosessuali. "Fammi capire, ci sono froci in nazionale? – chiede, tra le risate dei giornalisti - Se dico quello che penso sai che cosa viene fuori… Sono froci, problemi loro, speriamo che non ci siano veramente in nazionale. Me la cavo così, sennò sai gli attacchi da tutte le parti". Per commentare quelle parole venne chiamato anche l'allora Presidente del sindacato dei calciatori, Damiano Tommasi: "Esprimere la propria preferenza sessuale è difficile in tutti gli ambiti, ancor di più per un calciatore che condivide con lo spogliatoio, quindi anche la sua intimità, con altri. Nel nostro mondo si potrebbe creare imbarazzo. Anche il coming out è da sconsigliare". Dieci anni dopo quelle parole, il pensiero dell'attuale Sindaco di Verona e centrocampista della Roma campione d'Italia è cambiato: "In molti mi avevano chiesto di commentare il coming out di Jakub Jankto – ha spiegato -Ora posso dire che una notizia simile non può che far piacere, perché è venuta direttamente dal ragazzo e da un atleta nel pieno della sua carriera. Si tratta di un tema molto intimo e personale, e credo che sia una cosa auspicabile mettersi al servizio di chi, liberamente, volesse aprirsi su questo tema".
Liberamente, è questa la parola chiave. La libertà. Di essere ciò che si vuole, di dirlo senza paura. Di vivere la propria vita, il proprio mestiere, la propria passione senza doversi nascondere. È quello che ci insegna Jankto. Speriamo adesso di farne veramente tesoro.
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