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Quinto o braccetto

Contro il calcio moderno e contro il suo lessico. Contro i braccetti e le sottopunte.  

Sei un quinto o un braccetto?
Dimmelo sai, che ti faccio un golletto
Le mani poi sempre dietro la schiena
Emergere non devono come di uno scafo la carena
Perché mille occhi hanno i varisti
Tutti per te, per la gioia dei rigoristi

Il tuo avo era il terzino, a destra difendeva a sinistra spingeva
Di rado crossava, raramente segnava

Quinto o braccetto, insomma, mi vuoi dire chi sei…
Terzino non sono, son solo un pretesto
Per vincere al mantra che mi rimane indigesto

Tra tutti i nuovi termini entrati nel vocabolario calcistico braccetto è quello che sopporto di meno.

In che ruolo giochi? "Braccetto". Suona male, è brutto, sminuente, quasi offensivo.

Volete mettere con: in che ruolo giochi? "centravanti!" Centravanti, solo nel pronunciarlo, ha compreso il punto esclamativo. Oppure, usando un termine ormai morto: in che ruolo giochi? "Stopper".

Stopper incuteva timore, perché lo stopper menava, spesso ero cattivissimo, oltre il limite del regolamento. Può un braccetto incutere paura? Già se lo chiamassero "braccio" sarebbe meglio: in che ruolo giochi? "Braccio". Ecco, braccio rievocherebbe cose sinistre come il braccio della morte o film memorabili come "Il braccio violento della legge" o figure importanti in un'organizzazione come "il braccio destro". Allora perché non li chiamiamo bracci? Diamo dignità a questo ruolo, liberiamolo da questo ridicolo vezzeggiativo. Perché allora non diciamo portieretto o mezzaletta?

Lanciamo un appello a tutti i braccetti: ribellatevi al vostro nome, fatevi chiamare "BRACCIO".

Ma poi, i braccetti chi sono? Sono quei difensori che nella difesa a tre giocano ai lati del difensore centrale che dirige il reparto. Abbiamo quindi un braccetto di destra e uno di sinistra. Il nome è stato coniato da Eziolino Capuano, il pittoresco allenatore campano che durante la sua frequentazione al Supercorso di Coverciano presentò una tesi sul modulo "3-5-2" dove spiegava, definiva e battezzava il nuovo ruolo. Ne nacque una discussione col docente che dirigeva il corso, il compianto Franco Ferrari, che ha formato negli anni generazioni di allenatori. Il termine poi, come un virus, ha infestato l'ambiente e oggi ne abusano telecronisti e seconde voci. Peggio forse c'è solo la "sottopunta", ibrido tra il trequartista e la seconda punta. Questi neologismi sono pericolosissimi perché sono come dei killer che uccidono i ruoli e conseguentemente i giocatori. La "sottopunta", ad esempio, sta ammazzando le seconde punte perché è utilizzatissima dagli allenatori con la conseguenza che nessuno gioca più con due attaccanti.

Bisogna stare attenti a queste rivoluzioni perché fanno vittime illustri. Roberto Baggio, ad esempio, fu danneggiato negli anni novanta dalla guerra portata avanti da Arrigo Sacchi, che rappresentava il portatore del "nuovo verbo" calcistico, contro i fantasisti. Battaglia alla quale si unì l'allievo prediletto di Sacchi, Carlo Ancelotti, che, giunto alla sua prima panchina importante (il Parma), sacrificò Gianfranco Zola sull'altare del 4-4-2. Ancelotti, nel corso degli anni, da uomo intelligente qual è, capì che la fantasia è tutto e tagliò il cordone ombelicale e calcistico col maestro di Fusignano.

Ma il braccetto è diventato soprattutto l'ossessione dei fantacalcisti più evoluti, quelli che hanno abbandonato la versione classica del popolarissimo gioco sociale per dedicarsi a quella cosiddetta "mantra", dove non possono addentrarsi i neofiti o i poco informati che scelgono i giocatori a caso.

Un vecchio allenatore, un grandissimo allenatore di un po' di anni fa, Osvaldo Bagnoli (per me il più grande di tutti) diceva: "Il terzino faccia il terzino, il mediano faccia il mediano". Chissà cosa direbbe ora Schopenhauer (il soprannome che Brera aveva dato a Bagnoli) dei braccetti?

di Giulio Giusti

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