Dai campionati amatoriali alla Promozione, anzi alla vittoria della Coppa Italia. La storia della Rinascita Refugees, la squadra pugliese di rifugiati e richiedenti asilo.
Quattro anni fa erano in Terza Categoria, l'ultimo gradino possibile del calcio. Oggi alzano in cielo la Coppa Italia, che sarà anche solo quella di Promozione, in Puglia, ma poco importa. "Quando l'arbitro ha fischiato la fine, i ragazzi avevano gli occhi lucidi per l'emozione. Vincere è stato come trionfare alla Coppa del Mondo".
A parlare così è Hassane Niang, allenatore della Rinascita Refugees, la squadra di rifugiati e richiedenti asilo che qualche giorno fa ha battuto per 5 a 1 la Virtus Palese Calcio. "Quando ho iniziato questo percorso in Terza Categoria, da mediatore culturale e guida sportiva dei ragazzi non avrei mai immaginato di raggiungere questo traguardo – spiega il mister ai microfoni del Quotidiano di Lecce – ma il successo di questa squadra non è solo sportivo". È una storia di vittoria, ma anche di sconfitte, di sacrifici, di impegno. È una storia di integrazione e socializzazione, che parte da lontano, precisamente dal 1999, quando la Cooperativa Rinascita, di Copertina, inizia a realizzare progetti di accoglienza. "L'obiettivo primario era quello di lottare contro ogni forma di razzismo e di discriminazione, partendo proprio dai campi di periferia - spiega Vincenzo Nobile, direttore sportivo della squadra - Idiomi, religioni, etnie differenti provenienti dai Paesi dell'Africa che in alcuni casi non vanno molto d'accordo ed anche questa ha rappresentato un'importante forma di socialità".
Calcio e integrazione. La storia del Pineto United, squadra popolare di migranti - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
Nella periferia Nord Ovest di Roma c'è una squadra, anzi una famiglia, che usa il calcio come strumento di integrazione e inclusione. Questa è la storia del Pineto United, raccontata per noi dalle parole del suo allenatore, Pietro Lucari.
In campo ci sono giocatori che vengono dalla Gambia, dalla Costa d'Avorio, dal Mali, dalla Guinea, dalla Nigeria. Ma anche due pugliesi, il portiere Gianmarco Strafella e il giovane difensore Simone Quarta. "Lo spirito di condivisione e la cultura di prossimità sono un bene imprescindibile per la convivenza tra i popoli, che va oltre il calcio" spiega ancora Nobile.
Il calcio come unione, come incontro, ma soprattutto come riscatto e risposta, come futuro. Lo sa bene Moustapha Elhadji Cissé, attaccante che in un anno alla Rinascita Refugees ha messo a segno 18 gol in 8 presenze. Numeri impressionanti, che non sono passati inosservati dalle parti di Bergamo: nel 2022 lo prende l'Atalanta, nello stesso anno arriva l'esordio in Serie A, con tanto di gol contro il Bologna. Una favola. Poi qualche prestito, tra Pisa, Sudtirol e ora di nuovo a Zingonia, all'Under 23, con la speranza di sfondare nel calcio che conta.
"Vogliamo abbattere le barriere, far socializzare, far incontrare storie, promuovere i diritti e l'attenzione su queste tematiche, raccontare il mondo dell'immigrazione attraverso il calcio" spiega ancora Vincenzo Nobile. Un calcio che sa ancora regalare certe storie. Storie di vittorie, di riscatto e di futuro. Un futuro migliore.
Foto in copertina: Facebook Rinascita Refugees
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