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Serie A e calcio italiano, nuove misure per contenere Covid 19

Sars-Cov-2 torna a fare paura in Europa, anche se le premesse non sembrano esattamente quelle del marzo del 2020, quando mezzo continente è stato paralizzato dall'ondata che ha sconvolto poi l'intero pianeta. Il mondo dello sport in quell'occasione ha subito un vero e proprio smacco: e non parliamo soltanto di professionisti delle massime serie delle diverse Leghe sportive, cui è stato impedito l'ingresso nei campi di gioco, ma l'intera popolazione civile è stata oggetto di restrizioni senza precedenti quanto ad attività sportive in generale, persino all'aperto, persino individuali.

Nel mondo del calcio professionistico la sospensione di intere competizioni e la chiusura degli stadi, sede per eccellenza di eventi che vanno spesso ben al di là della semplice manifestazione sportiva (si pensi agli Europei di calcio, giocati con un anno di ritardo), è sembrata a tutti la soluzione più immediata ed efficace a tamponare e arrestare il malanno.

L'esempio vale anche per altri sport, certo. In questo caso però l'impatto si è fatto sentire particolarmente, specie se consideriamo che ad uno sport così popolare fa capo una vasta schiera di tifosi e appassionati o semplici curiosi, che mettono in moto qualcosa di più che un mero "tifo da stadio". Lasciando da parte i danni all'indotto del settore, che in Italia, considerando le Leghe professionistiche (Serie A, Serie B e Lega Pro) ammontava a poco meno di 5 miliardi di euro in epoca pre-covid (fonte: Bellinazzo, Sole 24 ore).

Per il nostro calcio a tratti poco o nulla sembra cambiato dopo due anni di incubo: a nuove ondate epidemiche, cui dovremo prima o poi fare l'abitudine, seguono nuove proposte di chiusure e contenimento perché mancano a ben vedere altre soluzioni, oltre a nuovi protocolli.

Ecco allora che Serie B e Lega Pro interrompono le attività per due giornate, gli stadi dei club di A invece resteranno contingentati fino a cinquemila posti massimi dal 15 gennaio al 5 febbraio, ferme restando le regole per gli ingressi attualmente vigenti (mascherine ffp2 e super-green pass, ottenibile con la sola vaccinazione, dal 10 del mese). Sempre per un paio di giornate, fa sapere la Lega Serie A.

LEGGI ANCHE: L'ENNESIMO SCHIAFFO AI TIFOSI DELLA LEGA SERIE A

Sarà, ma se preoccupa la circolazione di un virus ad oggi - pare, non sia mai, con la nuova variante "omicron" - meno pericoloso rispetto anche solo a qualche mese fa, ecco spiegata l'ipotesi ventilata da alcuni, ma sgradita ai più : impianti chiusi, gare senza pubblico, gioie ridotte a qualche urlo dalle casse della Tv, del computer o dello smartphone.

Ci auguriamo davvero che le cose non vadano così. Anche perché l'implementazione dei protocolli sanitari non sembra fare chiarezza più di quanto non facciano le disposizioni per gli stadi. L'ultimo provvedimento è dello scorso 8 gennaio, prevede rinvii solo in "casi limite" : tollerabili fino a dodici positività tra i giocatori in squadra (a tredici non si gioca), chi non scende in campo rischia la sconfitta a tavolino per 3-0. Non solo : cosa già evidenziata su questo blog, in Italia la confusione regna sovrana pure sul ruolo delle stesse Asl di volta in volta competenti per le gare ufficiali. La situazione è tutt'ora caotica a dire il vero, ecco qualche esempio dalla 20a giornata della massima divisione, poco prima che l'ultimo protocollo venisse approvato. Gara Juventus-Napoli, poi finita 1-1,i partenopei schierano tre giocatori, benché formalmente posti in quarantena dall'Asl napoletana, lasciando all'inizio qualche sospetto sulla possibilità di disputare l'incontro. Vero è che il club azzurro ha sostanzialmente ignorato quelle disposizioni, perché i giocatori in questione erano negativi ai test anti-covid a poco prima della partita. Tra questi Zielinski, poi risultato puntualmente positivo (a proposito, nessuno ha obiettato nulla, è tutto in ordine ?) Nel frattempo ben quattro gare venivano rimandate : Bologna -Inter, Salernitana-Venezia, Fiorentina-Udinese. Staremo a vedere gli sviluppi nelle prossime settimane.

Claudio Viozzi 

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