La medaglia, il record del mondo alle Paralimpiadi di Parigi, ma non solo. Chi è Rigivan Ganeshamoorthy, il campione che dopo l'oro parla di amicizia.
Prima 25,48 metri, poi 25,80 e infine 27,06. Quasi 6 metri e mezzo in più rispetto al lettone Aigars Apinis, medaglia d'argento. "Devo ancora realizzare di aver vinto" racconta nell'intervista con Elisabetta Caporale, ai microfoni della Rai, che tra simpatia, imbarazzo, accento romano e grandi emozioni è diventata un pezzo imperdibile. "E che devo dì? Dedico la vittoria a mia madre, a mia sorella, a Roma, ar decimo municipio, al mio vicino che mi è venuto a trovare e mi ha regalato la bandiera. L'amicizia è la cosa più bella che c'è, pure più di una medaglia. Domani se vedemo".
La finale del disco F52 prevedeva sei lanci per ogni tiratore, che li effettua uno dopo l'altro, per evitare troppi spostamenti degli atleti dalla carrozzina alla postazione di lancio. Era la prima volta che Rigivan Ganeshamoorthy arrivava in finale e per la precisione era anche la sua terza gara internazionale. Fino allo scorso anno praticava la scherma in carrozzina, senza aver partecipato mai prima ad ora ad una rassegna iridata, né tantomeno ad Europei e Mondiali. "Questo mondo inizia a piacermi, anche se ci sono troppi disabili forse" scherza alla fine dell'intervista (che potete vedere qui).
Classe 1999, romano di Dragona, genitori srilankesi. Rigivan si descrive come un tipo sedentario prima che arrivasse la malattia, la sindrome di Guillan Barré, una rara malattia neurologica in cui il sistema immunitario del corpo attacca erroneamente i nervi periferici. Un disturbo che può portare a debolezza muscolare, intorpidimento, formicolio e, in alcuni casi, paralisi temporanea. "E' stata una cosa negativa che mi ha portato tante cose positive - racconta in questa intervista ad Avvenire - durante la riabilitazione dentro il Santa Lucia, l'ospedale di Roma dove ero ricoverato, ho conosciuto il basket in carrozzina. La sera sotto la mia stanza si allenavano gli atleti del club e allora ho voluto provarlo anche io". La scintilla con l'atletica arriva per caso, mentre stava lavorando in un'officina di un amico: "Lì ho conosciuto Arianna Mainardi, che ai tempi lavorava alla Fispes mentre ora è al Cip. Quando mi ha visto smontare il motore pur essendo disabile, oppure muovermi dentro il cofano è rimasta incredula e mi ha invitato ad andare al campo per provare". Gli allenamenti sotto casa, in un campo di grano, la rottura della cervicale, "così da paraplegico sono diventato tetraplegico", la foto con Sergio Mattarella, la simpatia per la Roma, "anche se il calcio non mi interessa proprio e la maggior parte degli amici sono laziali".
Oltre a quello al collo, però, non è tutto oro. Così insieme alle interviste, alla notorietà, ai successi, arrivano anche gli insulti razzisti. "Ieri non appena ho preso il cellulare non riuscivo a toccarlo perché scottava: quattrocento messaggi su Whatsapp, oltre mille richieste di amicizia su Instagram. Ho sentito tutta la famiglia, amici stretti. Persone che non conoscevo mi hanno fatto i complimenti - ha raccontato l'atleta, che per gli amici è semplicemente Rigi - Forse l'unica cosa negativa erano alcune persone che mi scrivevano cose indelicate sul colore della pelle. Ancora nel 2024 sentire questa cosa è un po' triste. Vabbè gli ignoranti sono loro, a me scivola addosso".
Risponde con un sorriso Rigivan Ganeshamoorthy. E con una risata. Con la leggerezza e la semplicità di un campione olimpico, che dopo aver ringraziato tutti si dimentica di ringraziare la fidanzata. "Matrimonio? No, sono troppo giovane". Prima di fare un'altra dedica: "Questo è per tutta la nazione italiana e per i disabili a casa"".
Commenti (0)