L'Epifania non è stata dolcissima per i bianconeri. Anzi, non lo è stata per l'intero movimento calcistico italiano. La prima giornata del girone di ritorno non è stata caratterizzata tanto dal calcio giocato, quanto dal caos generatosi dietro alle quinte del campionato. Da un lato il nuovo protocollo approvato dalla Lega (con almeno tredici giocatori disponibili, una squadra è tenuta a giocare); dall'altro l'intervento delle ASL che hanno disposto preventivamente lo stop ad alcune partite; in mezzo, l'impotenza del Ministero dello sport nel tentativo di conciliare regolamenti e istanze insindacabili. Il quadro attuale suggerisce inequivocabilmente l'urgenza di provvedimenti condivisi tra le diverse istituzioni, anche perché nel prossimo mese si giocherà una volta ogni tre giorni, e il rischio di nuovi episodi imbarazzanti sarà notevole. Nelle prossime ore, su questo fronte, ci saranno novità. Juventus-Napoli era una delle partite considerate maggiormente a rischio stop, dopo che l'ASL di Torino aveva bloccato la trasferta del Toro a Bergamo. Fino all'ultimo minuto, poi, c'erano stati dubbi sul possibile utilizzo di Rrahmani, Zielinski e Lobotka da parte dei partenopei, visto che la ASL 2 di Napoli aveva disposto per loro la quarantena, in quanto ancora sprovvisti della dose booster di vaccino. La partita dello Stadium alla fine si è svolta, concludendosi in parità. Il pareggio soddisfa più i campani, cui un De Laurentis raggiante e orgoglioso, ha rivolto i propri complimenti. Il Napoli si è mostrato più forte non tanto della Juventus, quanto dell'emergenza. E questa era, ed è tutt'ora, più temibile dei bianconeri. Numericamente no, ma qualitativamente il punto ottenuto dagli azzurri pesa di più, perché è stato ottenuto in una trasferta tradizionalmente proibitiva, nonostante una rosa risicata a causa di infortuni, virus e assenze legate alla coppa d'Africa, perché mantiene i rivali a distanza senza perdere troppo contatto con la vetta, e perché genera un vantaggio rassicurante negli scontri diretti con i bianconeri, in caso di parità delle due squadre a fine campionato.
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Il giudizio sul risultato del Napoli, tuttavia, è sufficiente a invocare l'ennesima etichetta fallimentare per la prova della Juventus? Le aspettative sono state di nuovo frustrate? L'onestà intellettuale impone di individuare e valutare gli aspetti meno positivi, e non è difficile riuscirvi. Ancora una volta ci sono stati errori in fase di concretizzazione e troppe imprecisioni tecniche. Soprattutto le palle inattive e le ripartenze potrebbero e dovrebbero essere sfruttate meglio. La classifica ad oggi racconta che i bianconeri hanno realizzato in campionato solo ventotto marcature. I problemi e gli aspetti su cui migliorare non si esauriscono con la fase offensiva. Persistono, infatti, momenti rinunciatari e di appannamento mentale, per quanto circoscrivibili – per lo più – ai "soliti noti". Rientra in questa categoria la disattenzione di Alex Sandro, che ha propiziato il vantaggio partenopeo di Mertens. Ma si pensi anche a Rabiot, inquadrato dalle telecamere mentre il compagno De Ligt – che si conferma partita dopo partita leader mentale e simbolo di ferocia sportiva – lo rimproverava e spronava dopo un calo di attenzione. La delusione dei giocatori all'uscita dal campo era evidente. Era la medesima di chi conta due punti persi, piuttosto che uno guadagnato. L'occasione di allungare in classifica sulle inseguitrici – visti i passi falsi delle romane e la sospensione della partita della Fiorentina – accorciando su bergamaschi e partenopei era ghiotta ma è andata perduta. Inoltre, anche il tentativo di sistemare il bilancio degli scontri diretti col Napoli, che fino alla fine sarà uno dei rivali più accreditati per entrare in zona Champions, è fallito. La possibilità di mettere pressione ai piani più alti della classifica era golosa, soprattutto visto che il Napoli, fino a poche ore prima dell'incontro, rischiava – a causa delle defezioni – di dover ricorrere ai ragazzi della primavera pur di schierare almeno undici atleti in campo. Molti tifosi sono rimasti delusi proprio perché già pregustavano una vittoria roboante contro le vestigia della formazione di Spalletti.
Tuttavia, ci sono anche delle attenuanti, per quanto alcune di queste non riguardino solo la Juventus e i suoi giocatori. In primo luogo, occorre considerare il clima di incertezza indotto non solo dalla diffusione galoppante del virus, ma anche dalla sua gestione in relazione agli eventi sportivi che – come accennato – ha prodotto tensioni e incertezza destabilizzando l'intera serie A. In secondo luogo, gennaio è il mese del mercato invernale: l'apporto di alcuni atleti può essere – più o meno inconsciamente – condizionato dalle trattative in corso e da quelle potenziali. Una terza attenuante, poi, riguarda le statistiche: la prima partita dopo la sosta invernale risulta tradizionalmente ostica o indigesta alla Juventus. Inoltre, l'avversario non era dei più abbordabili. Il Napoli era, sì, privo della propria colonna dorsale composta da Koulibaly, Anguissa e Osimhen, ed era alle prese con altre assenze importanti, tra cui quella dell'allenatore; gli undici schierati però non erano inferiori ai titolari. Come detto anche da Allegri in conferenza stampa, gli scontri diretti possono essere anche persi o pareggiati. Sono altre le partite da vincere assolutamente (per quanto lo slogan bianconero, tassativo, reciti ben altro, collocando ogni sfida sul medesimo piano). Il tecnico livornese, apparso piuttosto fiducioso, ha parlato di un buon punto, ottenuto contro una delle candidate al titolo; un risultato più che dignitoso, soprattutto se l'obiettivo stagionale – aggiornato e declassato in piena corsa – non è la vittoria del campionato. Questa riflessione può turbare il tifoso bianconero abituato ad un decennio di vittorie ininterrotte in patria. Quella Juventus, però, è stata l'eccezione: l'eccezione in grado di confermare la regola vincere è l'unica cosa che conta. Accanto agli aspetti negativi e alle attenuanti ci sono, infine, anche aspetti positivi. Il primo dato da considerare, confrontando il calendario di andata con quello di ritorno, è che la Juventus ha "già migliorato" la propria proiezione di punti potenziali: nella sfida di settembre la Signora non aveva raccolto punti in terra campana. Il distacco dal Napoli poi, che rappresenta uno dei principali avversari per le ambizioni europee, magari non è stato ridotto ma almeno è rimasto invariato. Inoltre, per la prima volta in questa serie A, i bianconeri hanno ottenuto punti in casa partendo da una situazione di svantaggio. C'è anche un dato beneaugurante che riguarda il discorso realizzativo: è tornato a segnare allo Stadium, dopo nove mesi di digiuno, Federico Chiesa. Grazie al suo gol, la scia di risultati utili consecutivi dei bianconeri in serie A sale a sei.
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Per i bianconeri Juventus-Napoli non era la partita dell'anno, ma la prima del nuovo anno. In particolare, la prima di una serie di partite agonisticamente impegnative e ravvicinate, su cui incomberanno anche le vicende epidemiologiche e quelle del calciomercato. Infatti, non verrà fatto un bilancio dopo ogni partita, ma al completamento di questo primo ciclo di incontri. Fra tre giorni, intanto, c'è la trasferta a Roma contro una squadra ferita – ma non ridimensionata – dalla contestata trasferta milanese, e con ciò ancora più temibile. Il primo obiettivo sarà quello di non perdere, per mantenere i giallorossi a debita distanza e continuare nella striscia di risultati positivi consecutivi. Uscire dall'Olimpico indenni, tuttavia, sarà dura. Mourinho proverà a vendicare la sconfitta di misura dell'andata. La Roma vale più punti di quelli che può momentaneamente vantare in classifica. È una squadra temibile perché può segnare in qualsiasi istante e con qualsiasi giocatore, abbinando esplosività, tecnica e ripartenze fulminanti. La partita contro i giallorossi sarà un ottimo test in vista della Supercoppa contro l'Inter, ma soprattutto in vista della sfida di UCL contro i Yellow submarines, il cui gioco ricorda proprio quello dei capitolini.
Francesco Taviani
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