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Storie di ordinaria morte naturale dai cantieri dei Mondiali in Qatar

Sono 7 mila i lavoratori migranti morti negli ultimi dieci anni nei cantieri che preparavano i Mondiali in Qatar. Lo ha reso noto il The Guardian. 

Madhu Bollapally è un operaio indiano. Ha 43 anni, è in Qatar dal 2013, per lavorare nei cantieri dei Mondiali, per costruire stadi, strade, infrastrutture. Una notte del 2019, quando il suo compagno di stanza torna nel dormitorio, trova il suo corpo sul pavimento, privo di vita. Aveva lavorato tutto il giorno, ma la sua morte sarà certificata come semplice arresto cardiaco, per cause naturali. "Non aveva problemi di salute" ha raccontato sua moglie Latha.

Mohammad Shahid Miah, invece, viene dal Bangladesh. Ha pagato un agente di lavoro 3.500 sterline per trovare lavoro in Qatar, nel 2017. Sta dormendo quando a settembre del 2020 le piogge torrenziali si abbattono sulla zona. L'acqua entra nella sua abitazione, allaga il pavimento, entra in contatto con alcuni cavi elettrici. Quando Mohammad scende dal letto viene fulminato e muore.

Ghal Singh Rai ha 20 anni, viene dal Nepal, ha pagato 1.000 sterline per le tasse di assunzione, lavora come addetto alle pulizie in un campo di lavoratori che costruiscono uno stadio. I ritmi di lavoro sono insostenibili, Ghal non resiste. Dopo una settimana si toglie la vita.

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Per il Qatar questa grafica è falsa, ma i contenuti sono veri - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Il benvenuto del Mondiale 2022 in Qatar ai tifosi di tutto il mondo è stato bollato come una fake news. La grafica sarà anche falsa, ma i contenuti sono tutti veri. 

I dati sulle morti dei lavoratori migranti. Fonte: The Guardian

Queste sono solo alcune delle storie, tremende, raccolte dal The Guardian in Qatar, il paese che è pronto a ospitare i Mondiali di calcio. Storie, nomi, vite a volte nascoste dietro numeri e dati. Sono oltre 7 mila i lavoratori migranti provenienti da India e Pakistan, Nepal e Sri Lanka morti da quando la nazione ha ottenuto il diritto di ospitare la rassegna. Morti che vengono etichettate come "avvenute per cause naturali", mai come morti sul lavoro. Una classificazione che, stando all'inchiesta del The Guardian, avviene senza un'autopsia e senza una spiegazione medica. "Abbiamo chiesto al Qatar di modificare la sua legge sulle autopsie per richiedere indagini forensi su tutte le morti improvvise o inspiegabili e di approvare una legislazione per richiedere che tutti i certificati di morte includano il riferimento a una causa di morte clinicamente significativa" ha chiesto Hiba Zayadin, ricercatrice per Human Rights Watch.

Dalla parte del Comitato organizzatore, intanto, respingono qualsiasi tipo di accusa: "Siamo profondamente dispiaciuti per tutte queste tragedie e abbiamo indagato su ogni incidente per assicurarci che le lezioni fossero apprese. Abbiamo sempre mantenuto la trasparenza su questo problema e contestiamo affermazioni inesatte sul numero di lavoratori che sono morti sui nostri progetti". Una trasparenza totalmente assente stando ai report di Amnesty International, che ha chiesto, attraverso la sua ricercatrice May Romanos che "il Qatar rafforzi i propri standard di salute e sicurezza sul lavoro".

Intanto i lavori sono finiti, le morti non fanno più notizia e i Mondiali, tanto attesi, stanno per iniziare. Negli stessi impianti macchiati di sangue ma tirati a lucido per la grande inaugurazione. 

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