Da fuoriclasse prima del tempo a promessa non mantenuta. Ma sotto agli infortuni e ai rimpianti Pjaca ha alternato ricadute e moti di rinascita che hanno fatto sperare tifosi di Juventus, Genoa e Torino tra le altre.
Di chi è la colpa, se a volte non va come deve ? "P" è come Pjaca o come pareggio, per dire a volte l'inizio di una rinascita o soltanto un'illusione, quando ti muovi sul filo dell'istinto e del talento o finché ti reggono i muscoli o i maledetti legamenti. Sembrano dirti di mettercela tutta finché puoi, che poi finisce che si vendicano e vengono a cercarti, te la fanno pagare, anche se sei innocente. Piace pensare che la parte più felice della storia continui tutt'ora. Invece la promessa si è fermata, quasi arenata, avvolta tra gli incanti di un gol che vale lo 0-1 di un ottavo di Champions Porto-Juve, allora un risultato solo parziale, un po' come la carriera di Marko. Quel destro che infila la palla all'angolo, assieme alla biografia calcistica del classe '95, allora appena 21enne, la congela in un fazzoletto beffardo, verde d'erba e di sfortuna.
Gli inizi di Pjaca in Croazia
Nella capitale croata Pjaca muove i primi passitra i professionisti con la maglia del Lokomotiva Zagreb.Dopo aver esordito a neppure 17 anni, nel piccolo club della capitale croata trascorre tre stagioni condite da 57 presenze e 11 reti. Quel che basta per il trasferimento tre anni più tardi alla Dinamo Zagabria, vero trampolino anche per l'Europa che conta. E' il 2014. Alla Dinamo il ragazzo esplode, come un vero fuoriclasse : 92 presenze e 28 reti in due stagioni. Fa quel che deve in mezzo al campo e già si fanno tutti gli accostamenti del caso. C'è chi lo paragona persino a Ronaldo. Pjaca invece è più che altro un assistman, eppure la fama di goleador lo precede. Da lì il salto di qualità è quasi automatico. Con la Dinamo fa anche il suo esordio in Champions League, prima di passare a titolo definitivo alla Juve nell'estate del 2016.
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Sbarcato in Europa come il nuovo Messi de la Plata, è stato per anni accostato ai più grandi Club d'Europa. Nel 2010 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 di Don Balón. 77 gol in Carriera, di cui 48 gol in Liga, e 60 con la maglia di Club spagnoli. Ha vinto un campionato mondiale Under 20 con l'albiceleste, guidata da Banega, Di Maria e Agüero. Dove è finito El plumero, El duende Piatti?
L'approdo alla Juventus e prestiti in Europa
La trattativa all'inizio vede coinvolti Juventus, Milan, Inter e Napoli come nel più tipico dei tormentoni estivi, fino al testa a testa decisivo tra i bianconeri e le milanesi. Qualcuno dà per fatto l'affare con l'Inter, ma alla fine sono Marotta e Paratici a spuntarla per 23 milioni alla Dinamo e un contratto quinquennale per il giocatore. Pjaca arriva come promessa già mantenuta e in molti scalpitano. Alla Juve trova spesso posto come esterno alto nel 4-2-3-1 di Mister Allegri, che poco tempo dopo quel match Porto-Juventus di Champions, esalta così le qualità tecniche del ragazzo : "Con lui come con i bambini, bisogna avere pazienza, deve crescere. Giocatore importante, passa la palla in maniera straordinaria, ma viene da un campionato dove l'impegno fisico e tecnico è nullo, c'è l'obbligo e il dovere alla Juventus di vincere. Deve raggiungere l'equilibrio e lo raggiungerà perché ha delle qualità importanti". Un commento che col senno di poi sa anche di beffa amara, di una storie triste a volte destinata a ripetersi, di quei destini che colpiscono alle spalle o alle ginocchia. Peccato che quell'ottavo di finale sia uno dei punti più alti della sua permanenza da quelle parti. Dopo un inizio che fa ben sperare insomma, Marko comincia a manifestare più di qualche fragilità fisica. Dopo un'infiammazione alla testa del perone già nell'ottobre del 2016, un primo grave infortunio rimediato con la Nazionale di calcio croata, al ginocchio destro, è datato 28 marzo 2017. Lo costringe ad uno stop che lo tiene fuori per otto mesi. Alcuni dicono che dentro abbia un leone, che non si perda d'animo facilmente. Nel frattempo però la promessa si offusca pian piano, si perde, e alla Juve non sanno aspettare. Così neanche un anno e mezzo dopo il suo arrivo, comincia un valzer di prestiti in giro per l'Europa, alla ricerca del migliore sé stesso, di una rinascita che lo rilanci finalmente, gli dia continuità. Prima in Germania allo Shalke 04, nel gennaio del 2018, dove trova un modesto spazio con 9 gare disputate e due centri messi a segno. Nonostante l'esperienza non esaltante, nell'estate di quell'anno raggiunge la finale dei Mondiali di calcio con la Nazionale croata, giocando accanto a figure del calibro di Modric o dello stesso Mandzukic suo collega anche alla Juve, sfiorando la Coppa in finale contro la Francia.
Poi l'anno successivo di nuovo in Italia, in prestito alla Viola, dove non va molto meglio, con una rete in sole 19 partite disputate, complice di nuovo il destino o la sfortuna :rottura del legamento crociato e altri sette mesi fuori prima di rientrare in campo. Si torna sempre a Torino, al punto di partenza, in un gioco dell'oca che pare incessante. Poco dopo altri problemi al ginocchio fanno slittare di qualche settimana il reintegro definitivo. A gennaio 2020 un'altra opportunità : lo chiede l'Andrlecht, alla Juventus non c'è posto, e il croato si accasa in Belgio fino a fine stagione.
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Ritorno alla Juventus, Genoa e Torino
Cioè fino all'estate del 2020. L'ultima avventura ricorda quelle precedenti, addirittura con meno spazio per uno che, se non altro, non pecca in talento : quattro volte in campo e un gol all'attivo con il club della capitale Bruxelles. L'ennesimo rientro in sede, alla Continassa, stavolta sembra diverso. Certi giornalisti lo vedono bene persino nella Juve di Ronaldo e i tifosi più affezionati ci sperano. Quell'anno alla Juventus gli uomini davanti mancano, al nuovo allenatore Andrea Pirlo serve una punta, si cerca un Dzeko o un Suarez, ma è introvabile. Crescono per un attimo di follia le quotazioni di una permanenza del ragazzo, che pure vuole rilanciarsi ancora. Ma è un'illusione. Infatti la società si accorda per un nuovo trasferimento e Pjaca prende casa a Genova sponda gialloblu, dove rimane per un anno, anche se condizionato da altri due stop, causa problemi muscolari. Ha modo però di mettersi in mostra, come in una gara di di Coppa Italiaproprio contro la Juve (Juventus-Genoa 3-2), dove sfiora il gol colpendo una traversa. A fine stagione, la più prolifica dai tempi della Dinamo Zagabria, chiusa con 38 presenze e 3 gol, il prestito non viene rinnovato e il giro di vite è di nuovo al via. Arriva il Torino che lo richiede e Marko dice di sì, ma i guai continuano sotto l'aspetto fisico. Un infortunio al polpaccio lo costringe lontano dalle gare (ne perde 6) per più di un mese, da settembre a novembre 2021. L'ultimo stop invece è del febbraio 2022, un piccolo problema al ginocchio. Nulla di grave ora, ma la continuità tanto sperata latita, la promessa è ancora da mantenere.
Claudio Viozzi
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