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Le cinque poesie per il gioco del calcio di Umberto Saba

Ecco a voi le Cinque poesie per il gioco del calcio del maestro Saba, seguite da una breve analisi delle immagini e dei ricordi che sembrano prender vita dalle parole del poeta. Umberto Poli si è avvicinato al calcio in età avanzata, anche grazie all'amico Cerne, grande tifoso della Triestina. 

Umberto Saba (Fonte: Storie sepolte)

L'amore tra Umberto Poli – da tutti conosciuto con il nome di Umberto Saba (1883-1957) – e il calcio giunse all'improvviso, quasi casualmente ed in modo inaspettato, ma soprattutto quando il poeta triestino era abbondantemente in età adulta. Quella per il calcio non fu, pertanto, una passione sbocciata nella giovinezza, ma diventò ugualmente radicata e viscerale. I meriti per questo avvicinamento di Saba al calcio devono essere attribuiti, quasi certamente, al suo amico e collega Carlo Cerne, che lo aiutò a mandare avanti la Libreria Antiquaria di Trieste, specialmente durante il periodo della Seconda guerra mondiale (dove Saba era in pericolo per l'entrata in vigore delle cosiddette leggi razziali, visto che sua madre, Felicita Rachele Cohen, era di origine ebraica, e suo padre, Ugo Edoardo Poli, vi si era convertito in occasione delle nozze nel 1882) e nell'immediato dopoguerra.

Cerne, infatti, era un grande tifoso della Triestina, a tal punto che il suo umore variava a seconda dei risultati ottenuti, domenica dopo domenica, dalla propria squadra del cuore, esattamente come farebbe il più accanito dei tifosi. Fu proprio questa passione travolgente del collega a spingere Saba allo stadio. Il 15 ottobre 1933 a Trieste arrivava la capolista Ambrosiana Inter e Saba ricevette un biglietto da un suo amico (con ogni probabilità da Carlo Cerne) per assistere a quella sfida.

In tal giorno ebbe quindi inizio una profonda storia d'amore tra Umberto Saba e il calcio, che il poeta triestino, tra il 1933 ed il 1934, condensò in cinque poesie (Cinque poesie per il gioco del calcio), pubblicate nel 1934 nella raccolta Parole e poi confluite nell'opera collettanea Il CanzoniereProcedo quindi a presentare una per una le cinque poesie, raccontandole però non tanto da un punto di vista metrico e stilistico, bensì soffermandomi sulle immagini e sui ricordi che prendono vita dalle parole del poeta.

Squadra paesana

Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-

alabardati,

sputati

dalla terra natia, da tutto un popolo

amati.

Trepido seguo il vostro gioco.

Ignari

esprimete con quello antiche cose

meravigliose

sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari

soli d'inverno.

Le angoscie

che imbiancano i capelli all'improvviso,

sono da voi così lontane! La gloria

vi dà un sorriso

fugace: il meglio onde disponga. Abbracci

corrono tra di voi, gesti giulivi.

Giovani siete, per la madre vivi;

vi porta il vento a sua difesa. V'ama

anche per questo il poeta, dagli altri

diversamente – ugualmente commosso.

Umberto Saba, attraverso questi versi, tesse le lodi ai giocatori della Triestina (rosso-alabardati) che, quasi come degli eroi, vengono acclamati dai tifosi una volta usciti dal tunnel degli spogliatoi per fare il loro ingresso sul terreno di gioco (sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati). Il poeta, come detto in precedenza, molto probabilmente scrisse questo componimento dopo essersi recato allo stadio per la prima volta per assistere a Triestina – Ambrosiana Inter (partita terminata 0-0), e quello che emerge è che rimase fortemente soddisfatto di quella esperienza. Nei versi centrali, infatti, ha fatto uso di termini positivi nei confronti dei calciatori che, in virtù della loro giovane età e della loro fama, sembravano tenere a distanza tutte le problematiche della vita e, al tempo stesso, trasmettevano emozioni alla folla, tra cui si confondeva lo stesso Saba che, tuttavia, ha ugualmente voluto distinguersi evidenziando la peculiarità del proprio modo di pensare in quanto poeta (V'ama anche per questo il poeta, dagli altri diversamente – ugualmente commosso).

(Fonte: Almanacco giallorosso)

Tre momenti

Di corsa usciti a mezzo il campo, date

prima il saluto alle tribune.

Poi, quello che nasce poi,

che all'altra parte rivolgete, a quella

che più nera si accalca, non è cosa

da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome.

Il portiere su e giù cammina come sentinella.

Il pericolo lontano è ancora.

Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora

una giovane fiera si accovaccia

e all'erta spia.

Festa è nell'aria, festa in ogni via.

Se per poco, che importa?

Nessuna offesa varcava la porta,

s'incrociavano grida ch'eran razzi.

La vostra gloria, undici ragazzi,

come un fiume d'amore orna Trieste. 

Come recita il titolo del componimento, Saba con questi versi ha presentato tre momenti legati ad una partita di calcio. Il primo è l'ingresso in campo dei giocatori (Di corsa usciti a mezzo il campo), il saluto verso le tribune (date prima il saluto alle tribune) e poi lo sguardo rivolto presumibilmente verso gli avversari ed il loro seguito di tifosi che il poeta non è riuscito a descrivere (che all'altra parte rivolgete, a quella che più nera si accalca, non è cosa da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome). Il secondo momento parla del portiere che osserva l'azione attentamente (come sentinella) fin quando è lontana da lui, poi però si dimostra attento quando il pericolo si affaccia dalle sue parti (Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora una giovane fiera si accovaccia e all'erta spia). Infine, Saba ha descritto il momento in cui tutto il popolo triestino festeggia per le vie di Trieste una vittoria dei rosso-alabardati (La vostra gloria, undici ragazzi, come un fiume d'amore orna Trieste).

(Fonte: Metropolitan Magazine)

Tredicesima partita 

Sui gradini un manipolo sparuto

si riscaldava di se stesso.

E quando

– smisurata raggiera il sole spense

dietro una casa il suo barbaglio, il campo

schiarì il presentimento della notte.

Correvano su e giù le maglie rosse,

le maglie bianche, in una luce d'una

strana iridata trasparenza. Il vento

deviava il pallone, la Fortuna

si rimetteva agli occhi la benda.

Piaceva

essere così pochi intirizziti

uniti,

come ultimi uomini su un monte,

a guardare di là l'ultima gara. 

Pare che l'idea di questo componimento sia venuta ad Umberto Saba in seguito ad un evento singolare, per certi versi romantico e distante dal calcio di oggi. Il poeta, infatti, si sarebbe recato insieme alla figlia Linuccia a vedere una partita del Padova, e i tifosi euganei, capendo che i due facevano il tifo per la loro squadra pur non avendo lo stesso accento, regalarono dei fiori alla bambina. Come segno di gratitudine nei confronti dei tifosi padovani, Saba avrebbe quindi dedicato loro questi versi. Dalla poesia emerge proprio l'immagine di un gruppo di tifosi che assistevano ad una partita della propria squadra in un orario serale e con una temperatura non troppo piacevole (un manipolo sparuto si riscaldava di se stesso). Tuttavia, è forte e più che mai attuale il messaggio che Saba ha voluto trasmettere al lettore, ossia il valore dell'unione che dovrebbe essere presente all'interno del mondo del calcio, a prescindere dalla fede calcistica. Il poeta triestino ha infatti isolato la parola uniti al terzultimo verso, quasi a volerne rafforzare il significato.

Fanciulli allo stadio

Galletto

è alla voce il fanciullo; estrosi amori

con quella, e crucci, acutamente incide.

Ai confini del campo una bandiera

sventola solitaria su un muretto.

Su quello alzati, nei riposi, a gara

cari nomi lanciavano i fanciulli,

ad uno ad uno, come frecce. Vive

in me l'immagine lieta; a un ricordo

si sposa – a sera – dei miei giorni imberbi.

Odiosi di tanto erano superbi

passavano là sotto i calciatori.

Tutto vedevano, e non quegli acerbi.

In questi versi il poeta ha messo in evidenza il contrasto tra i fanciulli, definiti acerbi, e i calciatori, descritti come odiosi e superbi: i primi acclamano i propri beniamini sul campo lanciando, come frecce, grida per scandire i loro nomi; i secondi, invece, passeggiano sul terreno di gioco senza però porre attenzione a quei giovani e chiassosi tifosi che farebbero di tutto pur di scambiare un semplice cenno d'intesa con uno dei loro eroi. Quella descritta da Saba è una scena tanto attuale (visto che si verifica puntualmente negli stadi ogni domenica) quanto, per certi versi, malinconica (dai versi, infatti, si percepisce la delusione dei fanciulli nel risultare quasi invisibili agli occhi dei giocatori). Il sentimento di malinconia viene accentuato dall'immagine presentata al terzo e al quarto verso (Ai confini del campo una bandiera sventola solitaria su un muretto), e poi si mischia a quello di nostalgia del poeta per la propria gioventù – che le grida e la spensieratezza dei fanciulli gli hanno richiamato alla mente – ormai passata (Vive in me l'immagine lieta; a un ricordo si sposa – a sera – dei miei giorni imberbi).

Goal - La poesia sul calcio più famosa di sempre

Il portiere caduto alla difesa

ultima vana, contro terra cela

la faccia, a non vedere l'amara luce.

Il compagno in ginocchio che l'induce,

con parole e con la mano, a sollevarsi,

scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla – unita ebbrezza – par trabocchi

nel campo: intorno al vincitore stanno,

al suo collo si gettano i fratelli.

Pochi momenti come questi belli,

a quanti l'odio consuma e l'amore,

è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere

- l'altro – è rimasto. Ma non la sua anima,

con la persona vi è rimasta sola.

La sua gioia si fa una capriola,

si fa baci che manda di lontano.

Della festa – egli dice – anch'io son parte.

Umberto Saba ha deciso di chiudere il cerchio delle poesie dedicate al calcio parlando del momento emblematico di tale sport, il goal: un evento estremamente bello per chi lo realizza e tremendamente brutto per chi lo subisce. Per descriverlo, il poeta ha optato per una divisione in tre blocchi della propria opera. Nel primo, ha descritto il momento in cui il portiere realizza di non essere riuscito a difendere la propria porta e, in preda alla disperazione, nasconde la propria faccia dagli occhi indiscreti dei tifosi delusi (contro terra cela la faccia, a non vedere l'amara luce). Commovente è poi l'immagine del suo compagno di squadra che l'aiuta a rialzarsi e ad asciugare le lacrime versate (Il compagno in ginocchio che l'induce, con parole e con la mano, a sollevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi).

Nel secondo blocco Saba ha descritto la gioia del goal che pervade sia i giocatori (intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli) sia i tifosi presenti in tribuna che per poco non invadono addirittura il terreno di gioco (La folla – unita ebbrezza – par trabocchi nel campo). Peraltro, il poeta ha deciso di utilizzare un'iperbole per descrivere la bellezza del momento immediatamente successivo ad un goal: Pochi momenti come questi belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Per il poeta, quindi, pochi altri momenti nella vita dell'uomo emanano così tanta felicità come quando la propria squadra del cuore realizza una rete; probabilmente è un'affermazione esagerata, però restituisce perfettamente l'idea delle sensazioni e del livello di emozioni percepite da Saba all'interno di uno stadio di calcio nelle vesti di tifoso.

Nell'ultimo blocco di poesia, il poeta ha descritto il modo di esultare singolare, quasi solitario, del portiere della squadra autrice del goal. Quest'ultimo, infatti, seppur da lontano visto che la rete è stata realizzata nella parte opposta del campo, vuole comunque partecipare all'esultanza dei suoi compagni, perlopiù mandando dei baci o facendo una capriola (La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa – egli dice – anch'io son parte).

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