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Intervista al nipote del Maestro Silvio Gazzaniga, "Signore delle Coppe"

È stato uno dei massimi scultori e artisti italiani del ventesimo secolo. È il padre del trofeo calcistico più ambito del mondo, la FIFA World Cup. Oltre a questa Silvio Gazzaniga ha realizzato la Coppa Uefa, la Supercoppa europea, e i trofei di molti altri sport. Lo scorso gennaio, la "sua" Coppa ha compiuto mezzo secolo. Grazie a lui, in qualche modo, l'Italia sarà ai Mondiali in Qatar. Ne abbiamo parlato con il nipote, Tomaso.

Abbiamo incontrato Tomaso Bonazzi, uno dei nipoti di Silvio Gazzaniga. Grazie alle sue testimonianze, ai suoi ricordi e alle sue informazioni abbiamo potuto comporre questo articolo. Il 2022 è un anno speciale, al netto della delusione per la mancata qualificazione degli azzurri in Qatar: 40 anni dalla vittoria mondiale di Bearzot e 50 dalla realizzazione della Coppa di Gazzaniga

Buona lettura!

La missione del nipote Tomaso: coltivare la memoria del Maestro Gazzaniga e trasmetterla ai giovani

«Mi sono sempre chiesto, da una quindicina d'anni a questa parte, come potessi contribuire a trasmettere e onorare la memoria del nonno. Così, all'inizio dell'estate scorsa, è nata la pagina Instagram https://www.instagram.com/silviogazzaniga/, curata personalmente da me, come museo-archivio digitale che affianca il più celebre sito https://www.silviogazzaniga.comInstagram è molto frequentato dalle nuove generazioni, così ho pensato che potesse essere uno strumento idoneo a far conoscere nonno Silvio a molti giovani appassionati di storia dello sport, e di eccellenze italiane. C'è un intento didattico a fianco di quello storico-celebrativo.

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Silvio Gazzaniga l’artista milanese che ha disegnato e realizzato la Coppa del Mondo di calcio, non è semplice raccontare in poche righe la storia professionale

La memoria è sempre un tema fondamentale. Anche se la casa-laboratorio del padre della Coppa del mondo, dell'Europa League e della Supercoppa europea non c'è più, l'auspicio è che in futuro sia possibile realizzare una piccola casa museo, dove esibire prototipi, arnesi del mestiere, schizzi e bozzetti, e molto altro ancora. Il nonno era più che uno scultore. Era un inventore. Ha realizzato personalmente i propri strumenti e il materiale di cui si serviva, nel proprio laboratorio…»

L'antefatto storico: il bando FIFA del '71

«L'antefatto risale alla rassegna mondiale di Mexico 70, nona edizione della Coppa del mondo Jules Rimet (l'ultima a recare questa denominazione). Faccio una premessa di carattere storico. Originariamente, quelli che noi chiamiamo Mondiali o Fifa World Cup avevano un altro nome. Il trofeo era stato intitolato a Jules Rimet, Presidente della FIFA di allora. Questo torneo era stato istituito nel 1929, e la coppa era stata commissionata all'orafo francese LaFleur. Il regolamento FIFA, vigente all'epoca, prevedeva che la versione originale della Coppa del mondo Jules Rimet, dopo tre vittorie non necessariamente consecutive, fosse definitivamente assegnata ai campioni.

Jules Rimet ideatore dei Mondiali di calcio (Fonte: L'atleta Sport News)

Tra le semifinaliste di Mexico '70, Italia, Uruguay e Brasile vantavano due successi a testa, e puntavano a portare a casa il trofeo. Dopo un ottimo torneo, gli azzurri guidati dal CT Valcareggi e dal bomber Gigi Riva si arresero al Brasile di Pelé, in finale, per 1-4. Era il 21 giugno 1970. Si trattava del terzo successo (dopo quelli del '58 in Svezia e del '62 in Cile) per la Seleção, che si aggiudicava, così, in via definitiva la Coppa Rimet. Il prezioso cimelio verrà, poi, trafugato (si tratterà del secondo furto, dopo quello avvenuto precedentemente in Inghilterra) e mai più ritrovato (nonostante ormai questa vicenda e i suoi responsabili siano noti, tanto da ispirare un film del 2016 "O Roubo da Taça", distribuito anche in Italia con il titolo "Jules e Dolores").

La Coppa Rimet 1929-1970 (Fonte: Alla finedelprimotempo.blogspot.com)

Consegnando in via definitiva la versione originale della Coppa al Brasile, venne a crearsi l'esigenza di disporre di un nuovo trofeo, di una nuova coppa. La Fifa convenne che occorreva un nuovo prototipo, il più vicino possibile allo stile degli anni 70, visto che la Coppa consegnata al Brasile ricordava in modo evidente gli Anni 30. Si cercava un nuovo concept, fresco, più vicino alla sensibilità e ai linguaggi espressivi dell'epoca. Così, fu indetto un concorso internazionale dalla FIFA, rivolto agli artisti e agli scultori di tutto il mondo. Il bando uscì il 5 aprile del 1971Fra qualche giorno ricorre proprio questa data…».

Perché fu scelto Silvio Gazzaniga dalla FIFA?

«È qui che la storia della Fifa World Cup si intreccia con quella di Silvio Gazzaniga. All'epoca del bando FIFA, Silvio Gazzaniga era direttore artistico di Bertoni, azienda che si trovava a Milano, specializzata nella lavorazione del metallo, e nella produzione di lastre e medaglie. Silvio decise di partecipare al bando. Il suo bozzetto venne scelto perché, pur senza avere garanzie di vittoria, spedì a Zurigo – nella sede della FIFA – una versione in cera rossa della sua idea di Coppa del mondo. Questo gesto fu particolarmente apprezzato, perché rivelava una dedizione e un'attenzione al progetto – al di là della bontà della bozza proposta – e lo premiò.

In particolare, la giuria del concorso ricevette un prototipo tridimensionale, che era possibile maneggiare e vedere nella sua completezza. Era l'estate 1971: a Gazzaniga fu comunicato che il suo progetto era stato selezionato in qualità di vincitore. Nell'autunno successivo, il nonno iniziò a trasformare il prototipo in cera rossa, nel modello definitivo. Così, nel gennaio 1972 la FIFA svelò agli appassionati di tutto il mondo la nuova coppa, con un bollettino ufficiale. Aveva trionfato un candidato con un Curriculum eccezionale, un appassionato artista e designer, versato, fin da giovanissimo, nelle arti del disegno, della pittura e della scultura, oltre che della medaglistica, e autore di innumerevoli opere di tema religioso, sportivo, storico e commemorativo…».

La nuova Coppa del mondo: una Rivoluzione copernicana

Parlando del modello di coppa, proposto dal nonno alla FIFA, Tomaso spiega come si possa parlare di Rivoluzione copernicana, per il mondo delle coppe: «prima erano asciutte e basiche, lavorate al tornio o di lastra. Silvio Gazzaniga introduce nella realizzazione delle coppe il metallo lavorato, modellato. Ci sono due strisce orizzontali alla base, ed è utilizzata la malachite – una pietra preziosa –il cui verde ricorda quello dei campi da calcio. Oltre a questo aspetto simbolico, la scelta cromatica dipende dal fatto che si adatta molto bene alla tonalità aurea. Niente di casuale.

La rivoluzione riguarda anche il contenuto. Si pensi all'abbraccio degli atleti, alla base della coppa. Gazzaniga voleva raffigurare e simbolizzare la gioia, l'esultanza e la grandezza degli atleti nel momento della vittoria. Da ciò, la scelta dei due calciatori stilizzati che, esultando, sorreggono il mondo intero. A livello metaforico c'è un avvicendamento importante! Nella Coppa Rimet era stata raffigurata la Nike, la vittoria alata della mitologia greca. Al centro della scena, pertanto, c'era la divinità (rigida, immobile). Gazzaniga, invece, porta sulla scena l'essere umano. Nella sua versione sono i giocatori a sorreggere la divinità. Ecco la Rivoluzione copernicana: i giocatori diventano Dei, diventano eroi. E nella gioia partecipano della divinità. Si tratta di una svolta antropocentricaIn virtù dei suddetti elementi, si può affermare da quel momento sia intervenuta una cesura nella storia della realizzazione delle coppe: il pre-Gazzaniga e il post-Gazzaniga

La coppa targata Gazzaniga è stata confermata fino al 2038, visto l'entusiasmo e l'apprezzamento dei tifosi di tutto il mondo. La base con il tempo è stata alzata: ogni volta che qualcuno vince viene inciso il nome dei nuovi campioni. Il primo utilizzo della coppa è datato 1974 (in occasione della rassegna mondiale ospitata e vinta dalla Germania Ovest). Da questa edizione in poi, l'originale verrà lasciata alla Federazione vincente per 4 anni fino al nuovo Mondiale. Ci sono stati incidenti negli anni. Spesso Silvio la ha riparata. Sono numerose le occasioni in cui è intervenuto per aggiustarla dalle ammaccature, dalle cadute e dagli incidenti. Anche per questo, dal 2006 è stato stabilito che i vincitori ricevano una copia in ottone dorato, identica all'originale, mentre questa è data a disposizione solo per la serata della finale, per i festeggiamenti e per le foto di rito. È ancora la Bertoni a realizzare le copie.

La famiglia conserva lo schizzo originale, il prototipo in cera rossa e la coppa in gesso.
Una curiosità: la coppa viene realizzata in oro ma dentro è vuota! Il corpo non è realizzato interamente in oro massiccio. I bordi sono spessi 5 mm. Il peso ammonta a 6 kg e 175 grammi. 

Sapete, se fosse stata di oro massiccio, quanto sarebbe pesata? Almeno 80 kg. Difficile da innalzare al cielo, per un solo atleta…».

Chi era Silvio Gazzaniga?

«Silvio Gazzaniga era il quarto figlio di una giovane coppia, che si era formata da un commerciante grossista di carte speciali e di cartoleria. Già nei primi anni cominciò a disegnare, e di carta ce n'era molta nel magazzino del papà Guglielmo, ma quello che attraeva più di tutto la sua attenzione era un ebanista che aveva il suo laboratorio accanto al loro e che, nei giorni di bel tempo, lavorava in cortile proprio sotto le finestre di Silvio, che lo guardava per ore e ore.

Quando terminò le scuole elementari il giovanissimo Silvio chiese e pretese di essere iscritto proprio alla Società Umanitaria che aveva creato una sessione speciale di formazione per ebanisti e orafi. Erano gli anni guidati dalla luce dell'idea Bauhaus, l'arte che diventava "applicata", anzi incorporata nelle cose di ogni giorno. A Milano, presso la Società Umanitaria, si moltiplicavano i concorsi tra studenti per chi progettava e realizzava mobili, lampade, oggetti per l'arredo, stoviglie e gioielli. Una volta diplomato con una pagella che parlava da sola su quali fossero le sue reali passioni e le sue forti antipatie, voleva crescere ancora e ancora nella sua capacità di espressione artistica e quindi volle continuare a studiare Arte applicata alla scuola d'arte del Castello Sforzesco.

Durante la parentesi drammatica della Seconda Guerra Mondiale, comincia giovanissimo la carriera artistica come scultore di medaglie, coppe e onorificenze per vari committenti. Fin dal 1953 inizia a collaborare stabilmente con l'allora ditta Bertoni in qualità di direttore artistico e maestro scultore. Ha lavorato incessantemente dai 16 ai 90 anni. È stato un appassionato di design, di automobili sportive e di aerei; inoltre, ha amato la montagna, dove era solito recarsi fotografando la natura, sua fondamentale fonte d'ispirazione. I due amori per eccellenza, però, sono stati l'arte e la moglie Elsa, con cui ha condiviso più di 60 anni felici...»

Influenze artistiche di Gazzaniga

«Oltre a Bauhaus, sicuramente il Futurismo, per il senso del movimento e della forma. In Gazzaniga, è possibile ammirare la forza e la gestualità rivelarsi e risolversi nella loro forma intrinseca: quella del movimento. C'è, a dire il vero, anche un riferimento a La Danza di Matisse, opera che per certi aspetti si avvicina a livello valoriale a quella scultorea di Gazzaniga.

Ma anche le numerose opere religiose: uno dei principali committenti di Gazzaniga è stata la Chiesa cattolica. Medaglie, Ex voto, o opere maggiori: ad esempio, ha realizzato il reliquiario nel museo basilica di S. Antonio a Padova. Alcuni richiami sacri sono presenti proprio nella Coppa del mondo. Si assiste alla secolarizzazione di un gesto fondamentale nella Fede, quello con cui il sacerdote innalza l'Ostia davanti al gregge, per la consacrazione. Il capitano che alza la coppa celebra il calcio come religione pagana. È ripreso il tema iconografico dell'Ostensione

Una delle cose che mi ha sempre maggiormente stupito è che per realizzare i volti sulle medaglie non aveva le foto. Non erano reperibili sui giornali, tantomeno su internet! Nonno, per fissare e memorizzare le facce dei papi, aveva a disposizione solo poche frazioni di secondo, quelle in cui il telegiornale trasmetteva le proprie immagini.

Alla famiglia, piace paragonare Silvio a un personaggio come Ennio Morricone, così antico e moderno allo stesso tempo, quasi fuori dal tempo, simili per il loro metodo di lavoro da artigiano artista, Ennio dedito al Cinema e Silvio dedito allo sport.

Memorie di Tomaso: aneddoti, curiosità e pillole storiche

Quando Tomaso e suo fratello Damiano si recavano dal nonno, in occasione delle visite domenicali, erano soliti giocare con il gesso. Era nonno Silvio a predisporre per loro questa attività ludico-creativa. Tomaso ricorda molto bene l'odore del gesso. Un profumo intriso di affetto. L'odore è sempre una chiave per viaggiare nello spazio e nel tempo, attraverso i ricordi.

Una volta Tomaso voleva che il nonno disegnasse per lui una tigre. Il nonno prese un pennello a tempera e in meno di un minuto trasformò il bozzetto in una tigre. Rimase sbalordito dalla facilità e dalla velocità di esecuzione. Quando è tornato a trovarlo negli anni successivi, il nonno ha condiviso - via via - con lui progetti e idee, coinvolgendolo e chiedendogli consigli. Il nonno ha lavorato fino a quasi 90, da vero milanese. C'era una stanza, uno studio-laboratorio, dove si respirava la sua passione, il suo mestiere, la sua fantasia. Ora, in attesa di sviluppi, lo studio è stato riprodotto in un loft nel milanese, simile all'originale. 

Secondo alcuni, Silvio Gazzaniga sarebbe stato abbandonato dalle istituzioni sportive. Ma occorre tenere conto di due aspetti: caratterialmente era timido, introverso e schivo. Inoltre, era riservato e concentrato sulle sue passioni, sulla famiglia e sul proprio lavoro. Non era astuto (in termini opportunistici) e non cercava di fare networking: non cercava di sponsorizzarsi od ottenere riconoscimenti, premi e menzioni.

Gazzaniga era simpatizzante dei Milan, essendo i rossoneri considerati – dai milanesi DOC – La squadra di Milano. Il Maestro, però, non seguiva il calcio da vicino. Seguiva con più passione la Nazionale, rispetto al Milan. (Tomaso ce lo racconta sorridendo, perché è tifoso dell'Inter). I due momenti più belli per il nonno sono stati quello in cui, nell'1982, Zoff ha alzato al cielo la coppa da lui realizzata, e quello in cui, nel 2006, Cannavaro ha compiuto lo stesso gesto a Berlino. 

Soltanto la figlia Gabriella, madre di Tomaso, ha portato avanti la discendenza artistica: ma solo per passione.

Riconoscimenti e onorificenze di Silvio Gazzaniga

Dopo il 72', la UEFA lo ingaggia e gli commissiona la Coppa Uefa. In seguito, la Supercoppa europea. Da allora, ha iniziato a disegnare anche prestigiosi trofei di altri sport.

Il campione verdeoro Cafù, quando il Maestro è venuto a mancare (il 31 ottobre 2016), ha postato un tweet bellissimo. Questo è stato apprezzato particolarmente dai cari di Silvio. Il suo nome è inciso dal 2 novembre 2017 sui marmi del Famedio nel Cimitero Monumentale di Milano, accanto ad altri cittadini benemeriti che hanno dato lustro alla città.

Verso la fine della sua vita gli sono stati tributati molti riconoscimenti: il 7 dicembre 2003 il sindaco Gabriele Albertini gli consegna di persona l'Attestato di Benemerenza Civica dell'Ambrogino d'Oro, onorificenza conferita dal Comune di Milano, per essersi distinto come "uno dei rappresentanti più prolifici dell'arte contemporanea della nostra città". Il 2 giugno del 2012 viene insignito dal Presidente del Consiglio Monti e dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per avere onorato la Repubblica con i suoi contributi artistici e culturali.

Noi del Catenaccio, crediamo che il Museo del Novecento di Milano potrebbe ospitare una sala dedicata al Maestro.

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