"Un tiratore scelto su punizione sta alla sua squadra, come un elettrone al suo nucleo atomico."
Quando, dopo questa affermazione, il professor Gaspare Lo Buglio, titolare della cattedra di Fisica Teorica all'Università di Palermo, vide la classe scoppiare in una fragorosa risata si rese conto che forse la sua carriera accademica era giunta al capolinea. Quando, poi, fu convocato dal Magnifico Rettore, che voleva dei chiarimenti sul contenuto delle sue lezioni, ne ebbe la certezza.
Erano sei anni ormai che il professor Lo Buglio durante la sua attività didattica non parlava altro che di calcio e, in particolar modo, di punizioni. Agli esami, poi, poteva perdonare uno studente che faceva scena muta sulla teoria della relatività, ma non poteva tollerare errori come quello commesso da un ragazzo che si vide bocciare perché alla precisa domanda: "Eder batte di destro o di sinistro?" rispose "Professore, ma qui mica facciamo politica."
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Eppure il professor Lo Buglio, in passato, era stato considerato un vero luminare. Aveva studiato a Cambridge ed era stato l'allievo prediletto del celebre Paul Adrien Dirac. La sua fama non conosceva limiti ed un suo intervento a qualsiasi convegno dava lustro all'avvenimento. Fu proprio durante uno di questi incontri che si ruppe il suo equilibrio interiore che lo stavo trascinando in scioltezza alle soglie del premio Nobel. Capitò che nel corso di un pranzo di lavoro, seguente ad una sua applauditissima conferenza, una battuta di un collega aprì una voragine nell'orgoglio del docente: "Caro il mio Lo Buglio, tu vivi solo per la scienza, ma mi sa che di comunissime cose come le donne ed il pallone non sai una santissima minchia."
Troppo timido per dedicarsi alle donne, il professore si gettò anima e corpo nello studio del gioco del calcio e vi trovò delle sorprendenti affinità con lo studio della fisica; soprattutto per quanto riguardava le punizioni. In loro, per il professore, si racchiudeva tutto: dalla legge di gravità alla meccanica quantistica, la materia a cui aveva dedicato tutta la sua vita.
Così, il professore iniziò a vivere di calcio e la sua passione per la fisica andò via via diminuendo. I grandi esecutori di punizioni diventarono per lui dei fenomeni da studiare.
Nel suo studio, fino a poche settimane prima, troneggiavano due foto: in una era ritratto lui in compagnia di Dirac il giorno in cui lo scienziato inglese fu insignito a San Pietro del titolo di accademico pontificio e nell'altra il grande fisico francese Louis-Victor principe De Broglie. Entrambe furono gettate nell'immondizia per essere sostituite da quelle di due grandi tiratori scelti: Zico e Michel Platini (degno erede del connazionale De Broglie).
La sua laurea a Cambridge fu relegata tra le scartoffie. Al suo posto mise una gigantografia di un certo Luigi Boccolini, mezzala del Brindisi degli anni '70 a cui aveva visto tirare una punizione memorabile in un derby contro il Lecce.
Fu radiato da tutte le università, gli fu negato l'accesso a tutti i simposi internazionali, fu dichiarato pazzo da colleghi e da coloro che una volta si professavano suoi amici.
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Per mantenersi iniziò a fare l'opinionista in una trasmissione televisiva domenicale dove commentava le più belle punizioni della settimana ed a scrivere su un quotidiano sportivo dove curava la rubrica "oltre la barriera".
Raggiunse, però, la serenità interiore quando capì la grandezza di Branco, il terzino brasiliano famoso per le sue bombe su punizione. Seppe, infatti, che Branco prima di calciare posizionava la palla con la valvolina ben in vista per colpirla con forza proprio lì. Così facendo la sfera perdeva aria nel suo viaggio verso alla porta. Perdita che le faceva assumere una traiettoria irregolare, ondulatoria e letale per i portieri avversari. Per lui fu l'illuminazione: quella era l'esatta dimostrazione delle sue teorie. La meccanica quantistica e le punizioni erano la stessa cosa. L'idea di Branco superava quelle di De Broglie e Dirac sul movimento ondulatorio e angolare dell'elettrone. Il pallone altro non era che l'elettrone!
Una volta conosciuto Branco, fu illuminato ulteriormente. Il campione sudamericano, infatti, gli confessò che aveva imparato quel trucco dal connazionale Roberto Dinamite, a suo parere il più grande interprete del calcio piazzato.
Il professor Lo Buglio decise allora di partire per il Brasile, al fine di meglio studiare un fenomeno del genere. Il viaggio fu proficuo. Qui, dopo l'amore per la fisica e quello per le punizioni fu illuminato una terza volta, questa volta dalla passione per le donne. Roberto Dinamite gli presentò una sua cugina, ex ballerina delle Oba-Oba, della quale il docente si innamorò perdutamente e per la quale abbandonò la sua proverbiale timidezza.
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