Una pubblicazione che dà voce ai giganti del pallone e a quelli del pensiero filosofico, tra citazioni e aneddoti che vanno da Platone a Pelé, ecco la poesia del calcio secondo Desiderio.
Che rapporto può mai esserci tra uno sport e il filosofare ? Più di uno a dire il vero, così se non altro risponderebbe Gian Cristiano Desiderio, giornalista e scrittore, autore del libro Essere e Gioco da Platone a Pelé. Il senso del calcio e della condizione umana, (Roma, Ultra, 2018), raccolta di saggi e riflessioni carichi di analogie tra storie di calcio e vita vera vissuta, il tutto condensato in un continuo richiamo alle leggi fondamentali del pensiero occidentale, anzitutto quelle stabilite da Platone e dalla sua filosofia "mitica".
Ci limitiamo a qualche considerazione su alcuni temi trattati tra quelli che più ci hanno colpito per acume del messaggio e profondità. A partire dalla frase d'incipit presa in prestito da Rivera: "Se il calcio non fosse esistito lo avrebbe inventato Pelé". L'uomo del calcio che fa rima con vittoria, giocatore marcabile soltanto "con il gesso alla lavagna", parola di César Luis Menotti. E ancora, più in generale, a pag. 60 : "L'Idea del Colpo di testa di Pelé, l'Idea di Punizione di Platini, l'Idea del Dribbling di Garrincha sono delle Forme platoniche attraverso le quali il calcio può essere pensato".
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L'aspetto creativo infatti fa il suo esordio a partire dalle stesse biografie sacre, per dire storie tratte dalle agiografie calcistiche, di chi ha dato un volto ad una sfera a chiazze bianche e nere. Non possono mancare d'altronde come in ogni trattato sul calcio pillole dalle vite dei "santi", di chi ha reso grande questo sport, ma anche al di fuori del campo da gioco. Giganti del pensiero e del pallone, insomma, sono ivolti insospettabili ai più, ma che si mostrano attualissimi in tema di calcio, lo spiega Desiderio stesso quando ne cita i nomi : riscopriamo un Martin Heidegger nel ruolo di ala sinistra, Benedetto Croce, che fu prima giocatore e appassionato ("teneva per il Napoli") poi osservatore di calcio per l'Agropoli, Camus "un ottimo portiere", Jacques Derrida giocò attaccante in gioventù.
Intuizione filosofica e velocità d'esecuzione corrono l'una dopo l'altra lungo il campo della vita, s'intrecciano a formare un tutto compiuto, un perfetto nel gesto e nel pensiero. La chiave però sembra essere il dialogo per entrambi, calciatori e filosofi : nessuno basta a sè stesso, i primi si rivolgono alla palla e al gioco, i secondi alla parola, che è orale per definizione, mentre gli schemi nel calcio sono come le cattedre delle Accademie : dannosi, se privi di una voce. Filosofia e calcio che parlano la stessa lingua, ma anche per ragioni più semplici : li si può praticare "con chiunque, in qualunque modo, in qualunque luogo" e si misurano entrambi anche sui piccoli episodi. Così, se è vero che in Brasile, vera Patria del calcio secondo l'autore, il portiere lo fa chi non se la cava bene con i piedi, capita anche ad un Bruno Conti campione del mondo, sentirsi incalzare da alcuni ragazzini di restare tra i pali durante una partitella sulla sabbia di Copacabana, (e non osiamo immaginare, per restare tra i nostrani, cosa sarebbe successo con uno Zoff o con un Buffon).
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Eppure uno sport che è pur sempre spazio vitale partecipativo, ché "partecipare è già vincere", ma soprattutto libero (si legga in proposito il terzo capitolo della seconda parte). Il controllo non è mai totale, come non può esserlo il possesso delle anime degli uomini. Per ciò stesso anti-totalitario, contro il "gioco" del potere che soffoca, al di là persino della dittatura della palla : d'altronde, forse Maradona a parte, pure i campioni a volte sbagliano un semplice stop a seguire. Infine "poetico" in quanto a poiesis, cioè creazione, ma in continuo divenire. E' il movimento a non lasciarsi imbrigliare, il movimento a qualificare una partita di calcio come una vita, a farne un fluido continuo, imprevedibile, indomabile. Uno spazio "plurale" sì, ma capace di premiare l'esperienza dell'individuo, le sue facoltà oltre al gruppo di "giocatori che vivono, giocano e pensano in campo" a un tempo.
Lo stile dell'autore si dispiega così tra metafore e lezioni, che accompagnano chi legge dal già citato Platone a Giacomo Leopardi e Baggio, passando per Socrate(s), Parmenide, Zico, Aristotele ma anche Hegel, Ronaldo, Karl Popper, solo per citarne alcuni.
Bibliografia: Gian Cristiano Desiderio, Essere e Gioco da Platone a Pelé. Il senso del calcio e della condizione umana, Roma, Ultra, 2018
Claudio Viozzi
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