Chi meglio di Bruno Barba, docente all'Università di Genova, può parlare di calcio e antropologia. Ecco il suo ultimo libro, "Ma quale DNA?".
Bruno Barba è un docente di Antropologia presso l'Università di Genova. Si occupa principalmente dello studio del meticciato culturale, in particolar modo in Brasile; inoltre, la sua altra area di ricerca è quella dello sport nei diversi significati antropologici.
L'autore è un grande appassionato di calcio, e nel suo libro, Ma quale DNA? Il calcio, l'antropologia e le trappole dell'identità, decide di approfondire alcuni aspetti di tale sport in chiave antropologica. In particolare, pone al centro del proprio elaborato una domanda: è corretto accostare il DNA, ovvero un qualcosa di biologico, al calcio, ossia uno sport? Si possono davvero paragonare due mondi così distanti tra loro, oppure si rischia soltanto di creare accostamenti sbagliati e quindi provocare confusione tra gli appassionati di calcio?
Lo stesso autore si domanda se fosse davvero necessario dedicare un libro per rispondere a una domanda così banale, ma che poi, forse, in realtà non lo è in realtà. Probabilmente sì, era necessario, perché, come afferma lo stesso Barba, da parte dell'opinione pubblica manca la consapevolezza che usare in modo improprio parole, espressioni e concetti può portare a reazioni sbagliate, talvolta violente, e alla sedimentazione di convinzioni errate.
Quello di Bruno Barba non è il solito libro di calcio, costituito da sola narrazione di fatti, partite, moduli e schemi tattici. L'autore, infatti, vuol fare molto di più: si pone l'obiettivo di sgomberare il campo da falsi miti e da false verità, di rendere consapevole il tifoso che il calcio in quanto sport è un qualcosa di culturale e che, perciò, non deve essere confuso con concetti biologici. Vi porto un esempio, riproposto come una costante dall'autore nel corso del libro: parlare di DNA delle squadre è errato, perché cambiano i giocatori, cambiano i dirigenti, cambia il contesto in cui si disputano le partite, cambia il periodo storico; inoltre, il DNA è un qualcosa che resta immutato nel tempo, e invece costantemente le squadre sembrano perderlo. Ecco che allora il tifoso, il giornalista o l'opinionista di turno se ne esce fuori con un'affermazione del tipo: «la squadra deve ritrovare il DNA che da sempre la contraddistingue». Il DNA però, come appena detto, non si perde a tratti e poi lo si recupera, bensì è sempre presente. Non ha perciò senso dire di dover «ritrovare il DNA». Ecco che allora viene fatto un accostamento errato tra un concetto biologico e uno culturale, causando troppo spesso confusione nei tifosi. Il DNA esiste negli organismi viventi, ma non nelle costruzioni sociali, come può essere una squadra di calcio, un partito politico o un'azienda.
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Affascinante, eclettico, elegante, istrionico, misterioso e maledetto. È considerato il padre del calciomercato contemporaneo, fatto di sogni, colpi di scena e follie.
Bruno Barba si propone quindi di fare ordine all'interno del linguaggio calcistico comunemente utilizzato, specialmente tra i tifosi, ma che per osmosi spesso arriva addirittura anche all'interno della società e dello spogliatoio, creando quindi falsi miti e false credenze; ma soprattutto, lo scrittore vuol rendere consapevoli i lettori dell'importanza delle parole utilizzate in ogni contesto, in questo caso in quello calcistico, perché i messaggi veicolati alle persone talvolta possono essere sbagliati, travisati e quindi pericolosi. Nel libro, Barba mette pertanto in discussione il concetto di "identità" dei vari club e rivaluta quelli di "meticciato", "ibridazione" e "mosaico".
Il libro, o meglio lo studio, di Bruno Barba ruota prevalentemente intorno al già citato concetto di identità, di DNA proprio di un club, però si snoda anche su altre tematiche rilevanti e decisamente attuali. L'autore dedica spazio a quelle che si presentano come forme di razzismo mascherate; analizza le critiche e le contraddizioni che hanno interessato l'assegnazione dei mondiale del 2022 al Qatar; si chiede poi se sia possibile tifare per una squadra senza odiare gli avversari, e in particolare si sofferma sulle etichette che spesso vengono affibbiate ai tifosi di determinate squadre: Barba osserva che, talvolta, sembra addirittura una colpa tifare per una determinata squadra, e ciò porta a situazioni spiacevoli e pericolose. Ma è veramente positivo ed educativo un tifo di questo tipo? Ma è veramente necessario odiare l'avversario?
Bruno Barba passa poi a parlare dell'importanza del ruolo dell'allenatore; successivamente analizza alcuni gesti e modi di dire peculiari del mondo del calcio; si interroga e prova a fornire una risposta sul perché i cicli delle squadre terminano; fornisce un'analisi sulla buona e sulla cattiva stampa, che ha addirittura la capacità di condizionare fortemente, in modo positivo o negativo, la carriera di un giocatore, di un allenatore o l'andamento di un club; infine, si domanda se effettivamente i ragazzi di oggi stiano progressivamente perdendo interesse per il calcio.
In chiusura del libro, il lettore trova un qualcosa di innovativo, di insolito, di particolare. Bruno Barba, infatti, ha voluto dedicare alcune pagine per spiegare e approfondire la scelta dei libri utilizzati per la scrittura di questo libro. Si tratta di una «bibliografia ragionata», all'interno della quale è possibile trovare spunti di riflessione e titoli di scrittori autorevoli da poter leggere in futuro per ampliare il bagaglio di cultura calcistica.
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20 e più poesie sul giuoco del calcio. L'opera di Gian Piero Stefanoni, "Il calciatore è un fingitore", entra nel rapporto tra tifoso e calcio, interrogandosi e interrogandoci: perché amiamo questo sport?
Perché leggere questo libro?
Il libro di Bruno Barba, sebbene parli di calcio e quindi non di temi così aulici, si presenta come un perfetto connubio tra cultura e sport. Il lettore, all'interno di queste pagine, si imbatterà in citazioni di rilievo, in nomi di studiosi e antropologi di primo piano – per esempio: Marcel Mauss, Clifford Geertz, Van Gennep, Ruth Benedict, Arjun Appadurai, Bronislaw Malinowski, etc) –, in concetti e tematiche attuali, e al tempo stesso nel calcio, che è il contesto all'interno del quale ruota ogni tipo di discorso. Il libro di Bruno Barba è la testimonianza di come sia possibile applicare tematiche auliche e culturali a contesti di vita quotidiana come lo sport.
Non è una lettura banale. Non è una lettura complessa. È un libro che scorre piacevolmente, che apre la mente al lettore, soprattutto all'appassionato di calcio che avrà modo di riflettere su questioni di primaria importanza a cui, forse, prima non aveva prestato così tanta attenzione.
Esistono tanti modi e visioni per parlare di calcio, e Bruno Barba ci ha fornito una prospettiva illuminante che merita di essere letta, assorbita e presa in considerazione per una riflessione futura da parte di tutti noi.
Scheda del libro
Titolo: Ma quale DNA?
Sottotitolo: Il calcio, l'antropologia e le trappole dell'identità
Autore: Bruno Barba
Casa editrice: Battaglia Edizioni
1^ edizione: 2023
N° di pagine: 200
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