Conoscete le Deaflympics? Pubblichiamo le interviste di Football Discoverer a due pilastri della Nazionale italiana di calcio sordi: Mr Trocchia e Stefano Cappato, MVP dell'ultimo Europeo.
Gli Azzurri sono impegnati in Brasile, ma martedì scorso sono stati sconfitti ai quarti di finale dall'Ucraina per 2-1, ai tempi supplementari e su calcio di rigore. Il prossimo appuntamento è giovedì 12 maggio contro la squadra eliminata dall'altro girone. I ragazzi di Trocchia si giocano il piazzamento dalla quinta all'ottava posizione.
I Giochi olimpici silenziosi (in inglese Deaflympics) sono una manifestazione multisportiva per sordi, creata nel 1924. Questa rassegna viene organizzata ogni quattro anni. C'è l'edizione estiva e quella invernale, sfalsate di due anni esattamente come avviene per i Giochi olimpici. L'ente organizzatore è il Comitato Internazionale degli Sport dei Sordi. Fra le varie discipline sportive presenti a questa manifestazione, c'è il calcio. In particolare, il calcio è gestito dalla DIFA (Deaf International Football Association) che può essere considerata l'equivalente della FIFA.
La Nazionale italiana vanta nel proprio Palmarès:
4 Finali disputate alle Deaflympics, di cui due vinte (1985,2001)
3 Titoli europei (1987,1995,1999)
Fun fact: nei convocati figurano due "Grippo"; Manuel è il figlio di capitan Davide
Alla guida dei ragazzi che mister Igor Trocchia, già Cavaliere della Repubblica per il suo gesto simbolico nella lotta al razzismo, ai tempi dell'esperienza nei settori giovanili.
Ho avuto la fortuna di rivolgere alcune domande a Mr Trocchia:
Ci sono differenze con il calcio "tradizionale". Come fa a comunicare con i ragazzi durante i match e gli allenamenti?
Direi che non ci sono differenze nel gioco. L'unica grande differenza, ovviamente, è la comunicazione che loro in campo non riescono ad avere ed io non riesco ad avere con loro se non con una comunicazione visiva. Ovviamente è molto complicato spiegare i suggerimenti, questo però mi dà la possibilità di preparare benissimo la partita. Essere molto efficace negli allenamenti delle proposte, nei principi.
Qual è il vostro obiettivo per le Deaflympics?
Per rispondere a questa domanda divido l'obiettivo dal sogno, perché sognare non costa nulla e fa bene. Il sogno è di vincere una medaglia che manca da oltre 20 anni. Ma l'obiettivo è sicuramente quello di superare la fase a gironi e confrontarci con le prime otto del mondo siccome siamo una squadra molto rinnovata e giovane. Poi, per colpa del covid, non avendo potuto fare molte partite a livello internazionale, non abbiamo molti confronti rispetto alle altre Nazionali; quindi, non sappiamo di preciso a che livello siamo.
Da chi è composto il suo reparto tecnico?
Sono tutti volontari. Il preparatore atletico Alessio Fusco, che era un mio ex compagno di squadra ed ora è un professore di ginnastica in una scuola di Bergamo e lavora nel Monza calcio; una Mental Coach che lavora nel Padova calcio e si chiama Cinzia Mattiolo; Una fotografa che è Roberta de palo. E poi c'è il preparatore dei Portieri, Daniele Monzani; il mio secondo allenatore che si chiama Alessandro dell'Orto; oltre al direttore tecnico Giuseppe Varricchio ed infine Alessandro Bernardini con il ruolo di traduttore in LIS, cioè è colui che traduce nella lingua dei segni le mie indicazioni. Spero di non dimenticare nessuno.
Com'è entrato in contatto con la Nazionale Italiana Sordi?
Grazie a una ragazza non udente, che ho conosciuto al Quirinale durante la cerimonia in cui sono stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica. È stata lei a segnalarmi alla Federazione sordi in quanto mi riteneva competente. Successivamente sono stato contatto in quanto la carica era rimasta vacante e dopo aver fatto l'Europeo di 3 anni fa, sono stato riconfermato.
Cosa farebbe per far evolvere o per migliorare questo movimento sportivo?
Non ho la presunzione per decidere che cosa fare per migliorare questo movimento. Sono entrato in punta di piedi, mi occupo della nazionale di calcio a 11. Ovviamente decidere come migliorare questo movimento non spetta sicuramente a me; quindi, mi concentro su quelle cose dove posso essere efficace, cioè il campo e nel definire la nostra identità di gioco.
Intervista a Stefano Cappato, fantasista della Nazionale
Cosa si prova a giocare a calcio da sordi, soprattutto per la comunicazione con i compagni?
È decisamente un altro mondo. Qui contano soprattutto gli sguardi, perché ovviamente le parole sono inutili... e poi c'è molta sportività anche da parte degli avversari, perché non sentendo il fischio dell'arbitro le azioni di fuorigioco, ad esempio, vengono fermate con un cenno dal difensore che guardiamo in faccia.
Dove giochi ora?
Quest'anno ho giocato alla Riozzese, in prima categoria lombarda.
Come sei venuto a conoscenza della Nazionale e quando ne hai iniziato a farne parte?
Ho iniziato a farne parte quando avevo 17 anni nel 2017. Ero stato contattato da alcuni dirigenti che casualmente erano venuti a conoscenza di un ragazzo sordo che giocava in serie D. Da lì è iniziato tutto.
Sei stato MVP dell'ultimo Europeo. Cosa hai provato?
È stata un'emozione incredibile. Realizzare di essere il giocatore di calcio sordo più forte d'Europa è un onore per me, soprattutto perché sono l'unico ad averlo vinto a 18 anni.
Qual è il vostro obiettivo per le Deaflympics?
Sicuramente quello di superare il girone, poi si vedrà... Noi puntiamo comunque alla medaglia, che manca da molti anni al palmares italiano.
Com'è il rapporto tra di voi compagni?
Il rapporto è lo stesso che si ha in famiglia, vivremo insieme per tre settimane e il gruppo è affiatato, in campo siamo disposti a sacrificarci l'un l'altro.
Tutti i ragazzi sono "completamente sordi" oppure hanno margine di miglioramento tramite apparecchi acustici? (Ad esempio, la differenza tra ipovedenti e ciechi).
Molti ragazzi sono completamente sordi e parlano attraverso la LIS (lingua dei segni). Io personalmente ho un margine di miglioramento con gli apparecchi e i miei compagni lo hanno con l'impianto cocleare... In ogni caso quando giochiamo siamo costretti a togliere gli apparecchi quindi siamo tutti in silenzio.
La tua sordità è sin dalla nascita?
Soffro di ipoacusia neurosensoriale bilaterale dall'età di 6 anni, purtroppo è una questione genetica e non c'è molto da fare.
Come speri si evolva questo movimento sportivo?
La mia speranza è che un giorno le nostre partite verranno trasmesse in televisione e che avremo lo stesso pubblico della Nazionale maggiore.
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