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Intervista a Tommaso Turci, il Tuttocampista di Dazn

Modenese classe 1990, Tommaso Turci è una delle voci più conosciute di Dazn. Bordocampista, telecronista, anchorman, coordinatore insomma un "Tuttocampista" come gli piace definirsi.
Abbiamo ripercorso insieme a lui le tappe della sua carriera, della sua vita svelandoci anche qualche retroscena di questo lavoro. 

Partiamo dall'inizio…

Sin da bambino volevo diventare un giornalista sportivo, ho sempre avuto le idee chiare su cosa mi piaceva. Adoravo e adoro vivere lo sport, sono stato nelle giovanili del Sassuolo fino al 2008 quando in prima squadra c'era Max Allegri.

Ho iniziato a collaborare con testate locali a 20 anni affiancandolo al mio percorso di studi in Economia e Finanza e poi in International Management.

Lavorando poi con le televisioni locali, mi sono accorto che esisteva un opportunità per quanto riguarda il mondo dilettantistico, da lì ho creato un mio format: ogni domenica sera invitavo tre ospiti (calciatori, allenatori, dirigenti) con loro parlavamo dell'eccellenza alla terza categoria modenese e anche se le risorse a disposizione erano poche, il programma andava molto bene.

Anche grazie a questo programma hai ottenuto le prime opportunità rilevanti…

Si, in quel periodo frequentavo il master a Milano e scendevo a Modena il week-end per fare questo programma. Il sabato però commentavo per Sportube (l'attuale Eleven Sports) tutte le partite del Mantova. È stato un periodo molto duro.

Proprio per questo, durante il tuo percorso, hai mai pensato di mollare o comunque che il gioco non valesse la candela?

Di natura sono un tipo ambizioso, che si entusiasma a fare le cose che gli piacciono e di farle sempre meglio; quindi, quelle ore spese per preparare la partita, per spostarmi e andare allo stadio non sono mai state un peso per me, fanno parte del percorso.

Quando andavo al Martelli arrivavo anche 4-5 ore prima perché mi piaceva andare davanti la bocciofila, respirare le sensazioni dei tifosi così da entrare meglio nel clima della partita.

Il giorno prima di fare una telecronaca, una trasmissione ho sempre pensato "che bello, domani vado a fare questo".

Secondo me l'entusiasmo è fondamentale, mi ha aiutato a migliorare anche velocemente perché, quando si fanno le cose con piacere si realizza prima e meglio questo processo; ma anche ad essere abbastanza critici. Infatti, sono uno abbastanza pignolo, mi riascolto sempre per capire cosa posso fare meglio, solo così si può fare quello step in più. 

La tua carriera è un continuo mettersi in discussione?

Si, io avevo già un contratto a tempo indeterminato in questo settore quando ricevo la chiamata di Emanuele Corazzi che era il caporedattore di Fox Sports, dicendomi che cercavano una figura per gli sport americani.

Accetto l'offerta, specificando che avevo bisogno del tempo di imparare. Ho fatto questa scelta perché pensavo rappresentasse un banco di prova per me, per testare la mia capacità nell'adattarmi, anche se sapevo che il football americano non sarebbe stato il mio pane quotidiano; infatti, dopo due settimane facevo le telecronache della Liga. Devo dire però che grazie al football americano ho vissuto una delle esperienze più belle della mia carriera, andando a commentare a febbraio 2020 il Superbowl allo stadio a Miami. 

L'estate del 2018 segna una nuova tappa per la tua carriera…

Da un'esperienza brutta come quella della chiusura di Fox Sports è avvenuto il mio ingresso in Dazn.

Sono entrato principalmente da bordocampista e crescendo all'interno dell'azienda, sono stato conduttore, telecronista cosa che faccio tutt'ora e da un paio d'anni sono anche coordinatore degli inviati.

Praticamente io gestisco i vari ragazzi che ogni week-end sono sul campo, sono la mia squadra e d'io sono in qualche modo il loro allenatore.

Mi rendo conto che il mio mestiere è da privilegiati, ho a che fare con i sentimenti delle persone, quindi ho una grande responsabilità. Come dico sempre ai miei ragazzi, bisogna sempre prepararsi ed essere performanti il più possibile in quel momento lì, la vita e i problemi devono restare fuori.

Se ti dicessi Mantova-Giana Erminio cos'è la prima cosa che ti viene in mente?

Il gol di Perico dalla trequarti.

Era la prima partita che commentavo live dallo stadio, la prima su scala nazionale. Pensa, mi ricordo ancora a memoria le formazioni delle due squadre per quanto mi ero preparato, volevo dimostrare che, se ero lì è perché potevo starci, potevo fare bene. Il gol è stato bellissimo, un tiro dalla trequarti che si insacca all'incrocio. Quando mi sono tolto le cuffie ho pensato: "vedi te se proprio alla prima partita mi doveva capitare un gol così bello, spero sia il primo dei tanti che racconterò" e ad oggi siamo a quota 450 partite circa vissute da giornalista.

Un altro ricordo che ho di quella partita è che appena finita la telecronaca ho chiamato mio papà per chiedergli come ero andato e lui mi fece i complimenti.

Vedila così, questo gol così bello è stato il modo in cui il calcio ti ha voluto accogliere in questo nuovo percorso…

Da Sportube sei poi passato a Fox Sports, anche se è stata una parentesi breve ne hai sempre parlato in maniera molto positiva

Fox Sports era una famiglia di giornalisti molto competenti e che si entusiasmavano nel lavorare.

Lo sport internazionale veniva raccontato con lo stesso entusiasmo con cui si racconta un mondiale. Abbiamo voluto utilizzare una narrazione più fresca e diretta. Anche tra di noi abbiamo sempre avuto un confronto diretto con dei feedback sinceri, ciò ci faceva migliorare tutti. Io sono entrato lì dentro con moltissima umiltà, però sono stato accolto come se fossi uno di loro, tantoché dopo dieci giorni, Emanuele Corazzi mi disse che era come se fossi lì da sempre, questo è il complimento più bello che si possa ricevere.

Da esterno, penso che proprio l'entusiasmo sia il punto di forza dei contenuti prodotti da Dazn, che sia una telecronaca, uno studio o altro…

Sicuramente si, e ti dico che negli anni poi la crescita delle persone ha fatto si che cresca anche la qualità e l'autorevolezza dei contenuti. Sono contento oltre che del mio percorso, anche di quello fatto dai miei colleghi, per me sono diventati ottimi professionisti. Poi io mi batto molto sul concetto di autorevolezza, in quanto non si acquisisce dall'oggi al domani ma col tempo facendo sempre del proprio meglio e alzando sempre di più l'asticella personale.

 

Qual è il valore aggiunto che una persona riconosce nei contenuti di Tommaso Turci?

Io credo sia la trasparenza, quello con cui stai parlando ora è lo stesso che c'è a bordocampo o in telecronaca, sono semplicemente me stesso.

Editorialmente invece cerco sempre di portare ed offrire ciò che può interessare alla gente che usufruisce del servizio, senza tradire mai i miei valori. Poi sbaglio e sbaglierò, ma quando succede io non ci dormo la notte, grande o piccolo che sia l'errore, proprio per farti capire quanto ci tengo a quello che faccio.

Come ti prepari, com'è una tua settimana tipo? 

La preparazione è quotidiana ed è legata alla tua conoscenza, poi dipende dal tipo di match che devi raccontare, mi spiego meglio: Bologna-Roma avendole affrontate spesso non ho bisogno di andare a cercare informazioni sui calciatori, piuttosto va seguita la rassegna stampa quotidianamente cercando di decifrare le condizioni di salute dei calciatori o le possibili scelte tecniche di Thiago Motta e Mourinho.

D'altra parte, per un match come quello di Europa League tra Bayer Leverkusen-Molde devo studiare molto dal punto di vista dei protagonisti, perché non avrò sicuramente a priori la stessa conoscenza delle squadre di Serie A. Per cui vado a capire come giocano quelle determinate squadre, chi sono i calciatori chiave, ecc…

Sostanzialmente la differenza sta nel fatto che: per un match come quello affrontato giovedì devo conoscere le informazioni essenziali, chiave per decifrare quell'incontro in quel determinato momento; in uno di Serie A devo sapere in che modo le squadre sono arrivate a quell'incontro tipo, il fatto che la Roma viene da un pareggio travagliato contro la Fiorentina…

Poi io di indole, se non si fosse ancora capito, anche quando mi riposo sbircio sempre la rassegna stampa, cerco di stare sempre informato.

Come hai già accennato prima, questo lavoro fa si che tu sia in un continuo movimento. In che modo riesci a trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata avendo anche una bambina piccola?

Sarei un ipocrita se ti dicessi che è la mia vita è facile, da fuori molti passaggi non si notano.

Il sacrificio più grande è stare lontano dalla mia bimba e da mia moglie, che sono le persone della mia vita insieme alla mia famiglia.Quando ho iniziato questo lavoro sapevo cosa mi sarei dovuto aspettare e per questo cerco sempre di dedicare loro del tempo di qualità; lavorando anche 7 giorni su 7, dormendo poco e viaggiando molto, già lo stare in famiglia ti ricarica.

Praticamente è come essere un funambolo…

In qualche modo si, però anche questo aspetto mi dà la carica per ciò che andrò a fare. Mi ricordo che, quando avevo 18-19 anni, mia mamma mi ripeteva che non "potevo prendere dappertutto", ecco diciamo che non ho molto imparato da queste parole…

Avendo vissuto così tante partite ne avrai viste e vissute di tutti i colori, raccontaci qualche chicca

Alcuni non posso raccontarli, metto le mani avanti. Per esempio, però una volta ero a fare il bordocampista a Marassi, uno dei posti più belli dove farlo e lì è tutto ravvicinato alle panchine, praticamente Murillo dopo aver fatto una entrataccia vicino alla panchina, correndo via mi ha pestato un piede e un po' ho temuto della mia incolumità, è stato un episodio simpatico.

Poi gli allenatori ti offrono mille spunti, tipo quando ho trovato gli appunti di Mourinho integri in panchina e me li sono portati a casa.

Possiamo dire che hai ricevuto uno step on foot da Murillo…

Si, te lo confermo anche perché poi Murillo non è proprio morbido negli interventi e quindi me lo ricordo bene.

A proposito di step on foot, quello che viene fatto da Dazn con Open VAR è assolutamente innovativo.
Pensi che prima o poi arriverà il momento in cui anche gli arbitri si presenteranno davanti i microfoni a fine partita al pari dei calciatori e degli allenatori?

Quanto fatto da Open VAR è un modo innovativo di vedere il calcio e ti fa capire cosa c'è dietro questo mondo di cui tutti chiacchierano e giudicano quando ci sono invece professionisti fatti e finiti che cercano di fare il loro lavoro al meglio.

Un'altra funzione della rubrica è quella di educare le persone e far conoscere il regolamento e le indicazioni, dato che variano di anno in anno. Poi il sogno è che la decisione presa venga raccontata instantemente anche a chi è a casa o allo stadio, com'è in altri sport. Intanto già questo è il primo passo verso quell'obbiettivo.

Ultima domanda: Qual è il tuo rapporto con i social e anche con le critiche, che spesso sui social si trasformano in altro?

Con gli anni ho imparato a dare meno peso alle critiche. Soprattutto agli inizi inevitabilmente dai più considerazioni ad esse, siamo umani.

Francamente sui social sono molto educato perché la mia immagine è proiettata lì soprattutto per le nuove generazioni. Da qualche tempo ho costruito qualche format e penso che questo possa essere un buon modo per comunicare e acquisire autorevolezza e credibilità, premesso sempre che quest'ultime non dipendano dai numeri di seguito che si ha.

Alla fine, ho capito come pesare le critiche soprattutto dando loro il giusto peso anche in base a chi è a muoverle, tenendo sempre a mente che si è in grado di valutare autonomamente il proprio operato. L'unica cosa che proprio non sopporto di questo mondo è insulto gratuito, il sentenziare e andare contro a priori che sono molto diffusi.

Ringrazio Tommaso per la fiducia e per il tempo dedicatomi nella realizzazione dell'intervista.

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