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La regina dello scacchiere giallo

Nella Grand Boucle appena trascorsa la Jumbo-Visma ha palesato una manifesta superiorità nei confronti delle compagini avversarie. 

Il regno precostituito viene detronizzato.

Colui il quale pareva esser per il terzo anno consecutivo il monarca assoluto con il mantello giallo, viene spodestato dal suo amato trono e lo scettro conquistato dal più diretto avversario.

Un lavoro straordinario frutta di una potenza inaudita, di una forza sconosciuta alle altre squadre, di una qualità altissima.
I calabroni riescono nell'intento di pungere il principale favorito alla vittoria finale e di suscitare in lui una reazione allergica esternata nell'ascesa del Col du Granon, spartiacque del Tour.

La maglia gialla e la maglia a pois con Jonas Vingegaard e la maglia verde ed il premio di super combattivo con Wout Van Aert ai quali vanno addizionati i sei successi di tappa conseguiti, quasi un terzo delle frazioni totali.

Calais, Losanna, il medesimo Col du Granon, Hautacam, Cahors e Rocamadour.
Tutti terreni di conquista degli stessi Van Aert, Vingegaard e altresì di Cristophe Laporte.
Senza dimenticare lo splendido lavoro/aiuto di Primoz Roglic dato al capitano in condizioni precarie proprio nell'undicesima tappa.
Apporti alla causa gialla anche da Sepp Kuss, Steven Kruijswijk, Tiesj Benoot e Nathan Van Hooydonck.
Tali elementi inseriti in un insieme perfetto riescono nell'impresa di uscire come totali vincitori dalla corsa transalpina.
È stato questo il turning point dell'intera competizione.
Un team nettamente superiore a tal punto da potersi dedicare al raggiungimento di più obiettivi diversi nella corsa ciclistica più difficile del mondo, cosa quasi impossibile per gli organici "normali".

L'unico giorno difficile è rinvenibile nello "stage" del pavé, in cui Roglic abbandona i sogni di gloria a causa di una brutta caduta e Vingegaard fora mandando in tilt i compagni di squadra con un'assistenza non perfetta, per usare un eufemismo.

L'unica piccola, minuscola, quasi invisibile macchia su un quadro dipinto alla perfezione, che assume i contorni di un vero e proprio capolavoro.
Tutto ciò per di più nel Tour più spettacolare degli ultimi anni, senza ombra di dubbio.
Tre settimane vissute a 42,102 km/h di media, la più veloce di sempre a certificare come nessuno dei corridori si sia mai risparmiato lungo le strade francesi (ma anche danesi, belghe, svizzere).

Emergere in un contesto del genere è ancora più complesso del normale, ma la Jumbo dà dimostrazione che si può fare.

A questo punto non resta che fare i più grandi complimenti ai corridori della compagine olandese che sono da considerare senza dubbio alcuno, i principali protagonisti della 109esima edizione del Tour de France.

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